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Licenziata la maschera che gridò «Palestina libera» al concerto.

Una studentessa universitaria è coinvolta in un episodio avvenuto il 4 maggio durante un evento privato. Il teatro alla Scala ha avviato il licenziamento di una maschera per non aver rispettato gli obblighi relativi alla mansione, tra cui l’abbandono del posto assegnato. L’episodio si è verificato durante una serata riservata a un pubblico invitato, in cui non erano presenti giornalisti o osservatori esterni. La maschera, che si era identificata come sostenitrice di una causa, ha lasciato il proprio posto nella Seconda Galleria per scendere in Prima Galleria, esponendo uno striscione e gridando alcune frasi. L’intervento della Digos ha portato alla sua allontanamento prima che potesse esporre il messaggio. In sala, nessuno ha notato l’accaduto.

La direzione del Teatro alla Scala ha ritenuto che la maschera non abbia ottemperato ai propri doveri e ha deciso di procedere con il licenziamento. Difensori della maschera hanno dichiarato l’intenzione di supportarla e di valutare eventuali azioni legali. Al contrario, il sindacato Cgil ha proposto di considerare il licenziamento come una violazione meno grave, suggerendo di trasformarlo in una multa o una sospensione. Inoltre, è stata inviata una lettera al sovrintendente del teatro per richiedere la ripresa dell’esposizione di striscioni che esprimono solidarietà in occasione di future recite, in risposta alle attuali situazioni di conflitto.


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