Legge sui maltrattamenti animali approvata, pene inadeguate.
Schierarsi a favore degli animali in politica porta sempre benefici. Recentemente, il centrodestra ha celebrato l’approvazione della legge contro i maltrattamenti sugli animali. “Una battaglia storica” che segna una svolta “di civiltà e amore” per “i nostri amici a quattro zampe“. Tuttavia, contro quanto affermato dalla maggioranza, è parzialmente vero che sia stato fatto un passo avanti verso l’inasprimento delle pene. Mentre si lavora per liberalizzare la caccia, è sparita la parte dedicata alla fauna selvatica, lasciando quindi l’attenzione sugli animali da affezione.
Il testo ha avuto un primo via libera alla Camera lo scorso novembre. Diversi gruppi e parte delle opposizioni lo hanno definito un’occasione persa, sperando in modifiche in Senato. Tuttavia, il provvedimento è stato approvato così com’era. Una nota positiva riguarda le modifiche al Codice penale e al Codice di procedura penale, dove si evidenzia che l’obiettivo è tutelare gli animali in quanto tali, e non solo “il sentimento per gli animali” da parte degli esseri umani. Diverse associazioni hanno chiesto cambiamenti più significativi rispetto alle pene, in conformità con l’articolo 9 della Costituzione, che dal 2022 richiede protezione per gli animali. È stato rilevato che “le pene, lievemente aumentate, rimangono sproporzionate” rispetto alla gravità dei reati, rendendo difficile ottenere condanne efficaci. La questione del proscioglimento per “tenuità del fatto” potrebbe rimanere prevalente. Alcuni individui hanno criticato l’operato politico, citando incoerenze nelle dichiarazioni riguardanti la protezione animale.
Le mancanze sono più di una. Non è stato introdotto il divieto di detenzione per chi maltratta o uccide animali, reati legati a forme di criminalità organizzata. Riguarda anche la detenzione di cani e gatti alla catena, dove è prevista la possibilità di deroghe. Questa disposizione è in contrasto con leggi regionali più restrittive che già vietano la pratica. Inoltre, non è stata limitata la possibilità per allevatori e commercianti di identificare animali oltre i termini di legge, influenzando il contrasto al traffico di cuccioli. La modifica del termine per l’inoculazione del microchip potrebbe compromettere la tracciabilità di animali di origine incerta.
Tra gli aspetti positivi, si prevede una pena pecuniaria insieme a quella detentiva sia per l’uccisione che per il maltrattamento, oltre a nuove aggravanti, e punizioni più severe per la morte dell’animale a causa di sostanze vietate. Si migliora anche la custodia degli animali sequestrati, che potranno essere affidati a associazioni. È stato introdotto un divieto di uccisione di animali allevati a fini alimentari durante indagini, e aumentate le multe per eventi di violenza sugli animali. Le pene per combattimenti tra animali sono state elevate, con sanzioni e reclusione per chi partecipa e per chi uccide un animale: si rischiano da 6 mesi a 4 anni di carcere e multe fino a 60.000 euro. Anche per il maltrattamento, le pene sono ora più severe, con fino a 2 anni di reclusione e senza sanzioni pecuniarie alternative.