La strana difesa del PD sulla cittadinanza per bisnipoti.
Martedì la Camera ha approvato definitivamente un decreto-legge che introduce norme più restrittive sul riconoscimento della cittadinanza italiana per i residenti all’estero. Tale legge aggiorna quella del 1992, con l’obiettivo di limitare gli abusi e le richieste strumentali da parte di individui con lontani legami di origine italiana, motivati principalmente dai vantaggi del passaporto italiano.
Il Partito Democratico e gli altri partiti di opposizione hanno votato contro il provvedimento, lamentando alcune problematiche del testo e criticando l’uso del decreto-legge, che riduce la possibilità di discussione e modifica. Nei loro interventi, alcuni rappresentanti del PD hanno utilizzato toni emotivi, richiamando la storia dell’emigrazione italiana e il legame con le radici delle comunità all’estero.
La segretaria del PD ha definito la situazione «un paradosso», accennando al fatto che «i nipoti delle vittime di Marcinelle non avrebbero più diritto alla cittadinanza». Ha descritto questa revisione come «una stretta incomprensibile» che contrasta con il rispetto per la diaspora italiana, ma il governo ha sostenuto che serve a prevenire abusi.
C’è una certa continuità nel voto dal 1992, dato che da quella legge dipende il diritto di voto all’estero, che ha garantito al PD un buon numero di seggi nelle elezioni politiche del 2022. Questo è anche dovuto al fatto che l’elettorato all’estero tende a essere più progressista, oltre alla rete di circoli e associazioni del partito nel mondo.
La difesa della legge del 1992 ha portato alcuni deputati a lodare Mirko Tremaglia, promotore della legge sul voto degli italiani all’estero, il quale aveva una storia politica controversa. Tremaglia, esponente dell’estrema destra, si era distinto per il suo impegno a favore delle comunità italiane all’estero, introducendo il voto per corrispondenza senza necessità di rimpatrio.
La legge di Tremaglia, sebbene approvata con larga maggioranza, ha avuto anche effetti politici inattesi, contribuendo a garantire al centrosinistra una maggioranza al Senato alle elezioni del 2006. Molti deputati del PD hanno richiamato il suo lavoro, rimproverando alla destra di voler contraddire l’eredità politica di Tremaglia.
Tra gli interventi, quello di Piero Fassino ha sottolineato l’importanza dell’impegno di Tremaglia, accusando la destra di non rispettare questo patrimonio. Tuttavia, un rappresentante di Fratelli d’Italia ha contestato le affermazioni dei deputati del PD, evidenziando l’incoerenza di lodare una figura così controversa. Questo ha generato ulteriori polemiche e discussioni all’interno dell’aula.
Infine, alcuni deputati del PD hanno scelto di non votare, mostrando un certo scetticismo nei confronti della linea del partito e lasciando l’aula per vari motivi.