La posizione di Italia Viva e Azione del Terzo Polo

Il referendum dell’8 e 9 giugno presenta cinque quesiti su temi chiave come lavoro e cittadinanza. I partiti Italia Viva e Azione manifestano una posizione sostanzialmente unita, optando per la partecipazione al voto senza promuovere un consenso totale per il “Sì”, in particolare in riferimento alle riforme sul lavoro.

Unica eccezione il quesito riguardante il taglio dei tempi per la cittadinanza italiana agli stranieri, per il quale entrambi i partiti esprimono un voto favorevole. Per gli altri quesiti, si dichiarano contrari, sostenendo che questi possano compromettere riforme lavorative già approvate in passato.

Italia Viva si schiera ufficialmente a favore del quinto quesito, che prevede una riduzione da dieci a cinque anni di residenza per ottenere la cittadinanza italiana. La posizione del partito evidenzia la necessità di riconoscere un diritto a chi vive in Italia e di rafforzare il capitale umano del Paese.

Per quanto riguarda gli altri quesiti, Italia Viva si oppone decisamente, in particolare quelli relativi ai contratti a termine e ai licenziamenti, percependoli come una minaccia al Jobs Act, considerato un punto fermo delle proprie politiche.

Anche il leader di Italia Viva ha confermato la propria posizione, votando “sì” solo sul quesito relativo alla cittadinanza e opponendosi agli altri. Ha sottolineato che il referendum propone di abrogare norme approvate in passato e ha criticato l’invito all’astensione, sebbene lo consideri una scelta legittima.

Carlo Calenda, leader di Azione, ha espresso una posizione simile, dichiarando di votare “sì” solo sul quesito sulla cittadinanza e opporsi ai restanti. Ha manifestato scetticismo sull’efficacia dello strumento referendario, evidenziando come il raggiungimento del quorum sia diventato difficile e come ciò possa avvantaggiare le posizioni avverse. Ha inoltre definito i quesiti sul lavoro parte di una campagna elettorale del segretario della Cgil.