La Consulta colpisce opposizioni e Anm.
La Corte costituzionale ha stabilito la non incostituzionalità dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio voluta dal governo Meloni, segnando un importante passo per il paese. Questo verdetto arriva dopo una camera di Consiglio che ha esaminato le questioni di legittimità sollevate da quattordici autorità giurisdizionali, tra cui la Corte di cassazione, relative all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. La Corte ha considerato ammissibili solo le questioni riguardanti gli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, ritenendo che non sussista l’obbligo di prevedere tale reato né il divieto di abrogarlo nell’ordinamento nazionale. La motivazione della sentenza sarà pubblicata nelle prossime settimane.
Questa decisione smonta la narrativa costruita dalle opposizioni e da varie entità, che avevano tentato di etichettare i rappresentanti dell’esecutivo come “amici dei corrotti”. Dopo decenni di populismo giudiziario, in cui il “timore della firma” ha spesso ostacolato l’operato di sindaci e amministratori locali, la riforma sostenuta dall’esecutivo rappresenta un progresso in direzione di valori liberali e garantisti. Questo avviene nel contesto di una sinistra che fatica a distaccarsi dalle tradizionali logiche giustizialiste.