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Indagini chiuse sull’omicidio di Pierina, aggravanti per Dassilva.

Nella giornata di lunedì è stato notificato a Louis Dassilva, unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, e ai suoi legali, l’avviso di conclusione delle indagini. Nell’atto, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, il sostituto procuratore Danile Paci contesta al metalmeccanico senegalese le aggravanti di motivi abbietti, crudeltà, ostacolo alla difesa della vittima e premeditazione. Si chiude così, dopo 19 mesi, il primo capitolo di un delitto che ha fatto scalpore in tutta Italia, con i media nazionali che hanno seguito l’intera vicenda. Al momento, la data per l’udienza del rinvio a giudizio non è stata fissata, ma dovrà avvenire entro il prossimo 16 luglio, data in cui scadranno i termini della custodia cautelare in carcere. Se il gip accoglierà la richiesta del sostituto procuratore, il processo in Corte d’Assise potrebbe iniziare in autunno.

Il metalmeccanico 35enne, reduce da uno sciopero della fame, si è sempre dichiarato innocente e la sua difesa è pronta a dimostrare la sua estraneità al delitto. Attualmente, le accuse nei confronti di Dassilva si basano su indizi e sulle dichiarazioni di Manuela Bianchi, amante dell’indagato e nuora della vittima, anch’essa indagata per favoreggiamento. Durante l’incidente probatorio dello scorso marzo, Bianchi ha raccontato che la mattina del 4 ottobre 2023, quando venne rinvenuto il cadavere della 78enne, era presente il metalmeccanico senegalese, che le aveva rivelato la presenza del corpo della suocera.

Le dichiarazioni di Bianchi sono state ritenute credibili dal gip Vinicio Cantarini, soprattutto in seguito al rifiuto di Dassilva di sostenere un confronto in aula con l’amante. Nel corso delle indagini è crollata la prova regina che lo incastrava: il video della farmacia San Martino, che avrebbe mostrato Lewis nei pressi del garage dopo il delitto. Gli esperti, analizzando le immagini, hanno concluso che la figura non era compatibile con l’altezza dell’indagato, potendo appartenere a un altro residente del complesso. I reperti biologici trovati sul corpo della Paganelli, a causa di un errore di conservazione, sono risultati inutilizzabili.

Per l’accusa, però, rimangono le reticenze di Dassilva e i dubbi su dove si trovasse al momento dell’omicidio. Sebbene egli sostenga di essere stato nel suo appartamento, le analisi sui dispositivi elettronici non hanno chiarito del tutto la verità. Anche la testimonianza della moglie, Valeria Bartolucci, che ha affermato che il marito non si sia mai allontanato, è stata considerata poco credibile, specialmente dopo un’intercettazione in cui ammette di non sapere cosa fosse accaduto. Questo ha portato gli investigatori a mettere in dubbio l’affidabilità di Bartolucci e l’assenza di un alibi per Dassilva.

Restano gli audio catturati da una videocamera del garage sia durante il delitto che la mattina successiva al ritrovamento del corpo. Questi suoni, tuttavia, potrebbero suggerire che qualcuno sia sceso nuovamente nei sotterranei per ripulire la scena. Il cadavere della Paganelli sarebbe stato manipolato post mortem.

In vista del processo in Corte d’Assise, si preannuncia una dura battaglia tra accusa e difesa; nel frattempo, Dassilva si prepara per l’udienza del Tribunale del Riesame di Bologna del prossimo 22 maggio, dove si deciderà sulla nuova richiesta di scarcerazione presentata dai suoi legali.

Relativamente al procedimento penale per omicidio, si prende atto che, alla fine dell’attività istruttoria, l’unico indagato risulta essere Dassilva, già individuato fin dalle prime fasi dell’inchiesta. Viene inoltre sottolineata la complessità dell’indagine, che ha richiesto un’attenta analisi dei dati investigativi e delle dinamiche relazionali. È doveroso riconoscere l’impegno costante delle forze dell’ordine e delle parti coinvolte in un contesto mediatico significativo, con l’obiettivo di tutelare i diritti fondamentali delle persone coinvolte e contribuire alla ricerca della verità.


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