Il Primo Maggio di Elisabetta, divorziata con tre figli: «26mila euro lordi all’anno, impossibile pagare sport e Tac»
Il lavoro c’è, ma non è più sufficiente. «È come essere in guerra ogni giorno. Devo combattere per ottenere qualsiasi cosa» racconta Elisabetta Dal Checco, 52 anni di Padova. Il primo maggio è la Festa dei Lavoratori, ma la situazione attuale della classe media sembra essere sempre più in crisi. Lo racconta Dal Checco, divorziata e madre di tre figli, assunta da una multiservizi equiparata al pubblico e proprietaria di due cani. Per 32 ore alla settimana prende un lordo di 26 mila euro all’anno. Una sicurezza, ma che le costa la rinuncia in pratica a tutto.
Partiamo dalla famiglia. Quanti anni hanno i suoi figli?
«Sono tre maschi di 15, 19 e 21 anni. Gli ultimi due hanno preso la patente e quindi sono d’aiuto, ma il più grande va all’università a Venezia e, abitando a Torre, l’unico mezzo è il tram oppure la bicicletta. Ricevono l’assegno anche dal mio ex marito, ma comunque i soldi non bastano».
Quali sono le maggiori difficoltà che si trova ad affrontare?
«Lo sport, l’università, la sanità. Per fortuna l’azienda, grazie a un accordo con i sindacati, ci dà un bonus per la benzina, ma quest’anno molte persone che lavorano nel pubblico i primi mesi si sono viste decurtato lo stipendio, nel mio caso di 150 euro. Sembra che li recupereremo a fine anno con un conguaglio, ma intanto…»
L’università quanto pesa?
«Tra il trasporto per andare da Padova a Venezia e il resto pesa, ma quello che mi dà più fastidio è che mio figlio è bravissimo e ha la media del 29. Perché i ragazzi che studiano e che dimostrano di impegnarsi non vengono premiati con uno sconto sulle tasse universitarie? In Danimarca, per esempio, funziona in questo modo. Se un ragazzo dimostra di avere un contratto per un lavoro di 10 ore a settimana non paga le tasse. Ci sono tanti esempi».
Non ci sono riduzioni per chi ha l’Isee basso?
«Sì, ma siccome io ho un mutuo che finirò di pagare quando avrò 75 anni, scavallo la fascia della riduzione delle tasse. Lavorando nel pubblico quello che prendo è trasparente. Lo dico perché ci sono persone che conosco che lavorano privatamente e omettono molte spese, con il risultato che hanno tariffe universitarie più basse».
E lo sport?
«Penso che lo sport sia necessario per i ragazzi, ma è aumentato tanto negli anni, nel 2022 pagavo 300 euro per il basket e ora 500 all’anno. Troppo».
La sanità?
«Impossibile. Dovevo fare una tac a un figlio e per fortuna mi è venuta incontro un’amica che lavora in una clinica, altrimenti l’appuntamento era tardissimo. E questo è un problema anche per chi come me ha cani. La mia fortuna è che il mio veterinario spesso non mi fa pagare, ma anche solo per l’antibiotico le medicine per gli animali arrivano fino a 40 euro».
Quindi, deve rinunciare a tanto…
«Sono fortunata perché i miei figli non mi chiedono vestiti firmati e sono molto attenti, ma non andiamo mai a cena fuori e sono diventata un’esperta nel trovare le occasioni per fare qualche giorno di vacanza».
Ma chi come lei ha tre figli non riceve un aiuto?
«Sì: 150 euro da dividere tra me e il mio ex marito, quindi quasi 80 euro a testa…»
Che cosa vorrebbe chiedere se potesse?
«Ogni giorno mi sento in guerra, ogni cosa la devo conquistare perché nessuno ti agevola. Un esempio, ho una perdita di acqua e la bolletta mi arriva altissima, ma perché non mi dicono subito che posso pagare a rate senza che debba io cercare in tutti i modi una soluzione? Vorrei che si capisse la difficoltà delle persone. Mio figlio è bravissimo, date un aiuto a chi se lo merita. Io mi rendo conto che c’è chi ha più difficoltà, ma come classe media vorrei che si sapesse che è molto dura. Le persone non possono vivere così perché tutto diventa davvero molto difficile».