Il ministro Nordio su Garlasco: «Finirà male in ogni caso».
Si pensa a un cambiamento delle regole sull’appello per i pubblici ministeri.
Il ministro della Giustizia evidenzia che, riguardo al caso Garlasco, «comunque vada, finirà male». Tuttavia, corregge alcune affermazioni precedenti, ritenendo «irragionevole» che, dopo una o due sentenze di assoluzione, si arrivi a una condanna senza rifare l’intero processo, definendo questa situazione «irrazionale». Bisogna considerare le conseguenze per il detenuto: se è innocente, ha sofferto ingiustamente; se è colpevole, l’attuale indagato affronta una situazione difficile e costosa.
Nel merito
In un’intervista, il ministro afferma: «Non devo, non posso e non voglio entrare nel merito». Poi approfondisce il concetto di «condanna irrazionale»: «Dopo un proscioglimento è irragionevole una condanna, specialmente con due assoluzioni». Se emergono nuovi indizi, è necessario rifare il processo da capo, anziché incorporare queste prove nel fascicolo già esistente in fase di appello. Due le motivazioni principali. La prima è che non si possono miscelare prove nuove con quelle vecchie; ogni nuova prova deve essere esaminata in contraddittorio con la difesa. È fondamentale ritornare ai principi di base.
Le due ragioni
L’altra ragione è ancora più significativa: l’attuale sistema nega all’imputato il diritto a un doppio giudizio di merito. Se il tribunale assolve e la corte condanna, si può ricorrere solo per motivi di legittimità. Di conseguenza, il secondo giudizio di merito riguardo alla colpevolezza o innocenza viene compromesso. Pertanto, si considera che sia necessario un cambio normativo sull’appello dei pubblici ministeri.