Arrestato per violenza, diceva: «Facciamo lo sconto».
Un chirurgo e sindaco ai domiciliari per abusi su diverse donne. Nel 2013 un caso archiviato. Il legale afferma: «Totalmente estraneo alle accuse».
«Fai uno sconto alla “piccolina”, falle pagare 90». È così che si presenta il chirurgo, che ha ricoperto il ruolo di direttore sanitario in un centro medico fino a settembre. Accoglie una ragazza di 24 anni, residente a Cernusco sul Naviglio, per una visita gastroenterologica. Ma quella che doveva essere una visita si trasforma in ammiccamenti e manovre invasive. La giovane, frustrata e confusa, abbandona lo studio in lacrime e decide di denunciare l’accaduto, avviando l’indagine che porta all’arresto.
Il chirurgo è accusato di violenza sessuale aggravata su quattro donne, di età compresa tra i 24 e i 43 anni. Le accuse riguardano un comportamento inadeguato durante le visite e l’invito a contattarlo privatamente. Il suo legale afferma che il suo assistito è estraneo alle accuse e sarà interrogato a Milano.
L’ordinanza: denunce sovrapponibili
Nel provvedimento cautelare, viene sottolineato come le testimonianze delle vittime siano simili riguardo al comportamento del medico. Tutte riferiscono di un approccio poco professionale, con domande sulla loro vita personale e pratiche non conformi alla visita prevista. Le donne descrivono esperienze imbarazzanti e traumatizzanti, e alcune affermano di aver cercato supporto psicologico dopo gli episodi.
La segretaria del centro medico conferma di aver assistito a comportamenti inappropriati e di come il chirurgo facesse avvicinamenti e apprezzamenti verso le pazienti. Queste testimonianze si aggiungono al quadro di un comportamento ripetuto e inadeguato.
Le note nella rubrica dell’iPhone
Dalla perquisizione dell’iPhone del chirurgo emergono annotazioni sui suoi pazienti, descritte in modo suggestivo. La giudice nota che non ci sono referti medici che giustifichino le pratiche in oggetto, suggerendo un uso improprio della visita come copertura per atti di violenza. L’indagine evidenzia come il chirurgo sfruttasse la vulnerabilità delle pazienti.
La gip: disinvoltura e assenza di autocontrollo
La giudice esprime preoccupazione riguardo al rischio di reiterazione degli atti e di inquinamento delle prove, citando comportamenti precedenti archiviati che dimostrano un modello di violenza costante. Si sottolinea la necessità di proteggere le future potenziali vittime e di interrompere questo ciclo di abusi.