Garlasco, supertestimone: «Ho detto la verità».
Il supertestimone del delitto di Garlasco ha deciso di mostrarsi in volto per la prima volta: «Avevo parlato con un colonnello che mi aveva detto che chi si occupava del caso non era affidabile».
Durante la seconda puntata del programma televisivo Le Iene è stata rivelata l’identità del “supertestimone” Gianni Bruscagin.
Gianni Bruscagin ha deciso di rinunciare all’anonimato per rispondere all’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, che aveva smentito la sua ricostruzione affermando che Bruscagin era solo una «delle tante persone» che lo contattavano nel 2007.
«Ci metto la faccia – dice Gianni – in quanto sono stato diffamato pubblicamente dall’avvocato della famiglia Poggi dopo il servizio della settimana scorsa, quando ho parlato della rivelazione su Stefania Cappa». Bruscagin ha mostrato i bigliettini dove avrebbe annotato quanto detto dalla donna di Tromello: «L’ho fatto per non dimenticare. Io non ho paura di niente, ho detto la verità».
Il supertestimone sostiene che sia stato l’avvocato Tizzoni a cercarlo: «Mi ha chiamato e ci siamo visti, mi ha chiesto aiuto: il giorno dopo aver saputo di Stefania Cappa sono andato da lui, ma mi ha stoppato. Secondo lui non si poteva fare perché c’era già una pista in corso e non mi ha detto di andare dai Carabinieri, ma ho parlato io con un colonnello che mi ha messo in allerta perché diceva che coloro che si occupavano del caso non erano affidabili».
Le prime rivelazioni del “supertestimone”
Nella precedente trasmissione, Bruscagin aveva raccontato la confidenza di una donna di Tromello, vicina alla casa della nonna delle gemelle Paola e Stefania Cappa. La signora, ormai deceduta, gli aveva riferito di aver visto Stefania Cappa «nel panico» entrare nella vecchia casa con una borsa pesante e di aver sentito un tonfo, come se qualcuno avesse gettato qualcosa di pesante nel vicino canale.
Queste parole hanno indirizzato gli inquirenti a Tromello, portandoli ad avviare nuove operazioni di ricerca nel canale: la roggia è stata prosciugata e dragata in cerca di una possibile arma del delitto. Tra gli oggetti riemersi, c’è anche un martello che sarà analizzato per capire se corrisponde a quello mancante da casa dopo l’omicidio.
Il testimone aveva raccontato di aver tentato di dare queste informazioni ai legali dei Poggi, ma aveva ricevuto un rifiuto. «Dissi all’avvocato della famiglia che avevo novità sulle gemelle Cappa, ma mi rispose che c’era già un’indagine in corso su Stasi e non si poteva sovrapporre un’altra pista».
In un’altra puntata, era stata mandata in onda una telefonata della madre di Sempio in cui si riferiva di una presunta lite tra Chiara Poggi e una delle cugine, avvenuta «alla domenica», quindi il giorno prima dell’omicidio. La donna, però, non avrebbe assistito al litigio di persona: le sarebbe stato raccontato da un’altra persona.