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«Foglie in bocca, rituale. Coltellate post mortem.»

Una barista di Milano è stata trovata morta in un laghetto dopo due giorni di scomparsa. La vittima sarebbe stata strangolata a mani nude dal detenuto che stava svolgendo lavori esterni nell’albergo. Tra il 9 e l’11 maggio, oltre all’omicidio, il detenuto ha anche tentato di aggredire un collega e successivamente si è tolto la vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo.

I primi esiti degli accertamenti autoptici indicano che la causa della morte sarebbe stata soffocamento, mentre le ferite da taglio alla gola e ai polsi non sarebbero risultate fatali e potrebbero essere state inflitte post mortem.

Il rituale delle foglie in bocca

Il corpo presentava foglie in bocca, e gli inquirenti stanno indagando se questo possa essere parte di un rituale. Si sta anche esaminando un precedente femminicidio commesso dal detenuto nel 2016. Gli esami tossicologici mirano a stabilire se avesse assunto sostanze stupefacenti.

Timori della vittima

Le indagini sono in corso per valutare eventuali sottovalutazioni nel trattamento del detenuto. Una collega ha riferito che il 35enne aveva minacciato la vittima, manifestando atteggiamenti possessivi e ossessivi.

La vittima temeva per la propria vita, ricevendo minacce riguardo alla diffusione di video intimi e richieste di denaro. Al momento, risulta che questi dettagli non erano noti al datore di lavoro, il quale avrebbe dovuto segnalare eventuali problemi. Gli inquirenti stanno anche verificando se vi siano state mancanze nelle relazioni degli psicologi e degli educatori del carcere.


Ultimo aggiornamento: lunedì 19 maggio 2025, 14:01


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