Foggia: 104 giornate retribuite per lavori pugliesi.
Foggia si colloca al 103º posto in Italia per numero medio di giornate lavorate, con una media di 213,5 giorni. Risultati migliori si registrano per Bari (55º posto, 241 giorni), Taranto (79º) e Bat (82º). Brindisi è al 90º posto e Lecce al 97º.
La provincia di Foggia occupa anche la 94ª posizione per le retribuzioni medie lorde, con una retribuzione giornaliera media di 76,27 euro. Al Nord, si lavora in media 255 giorni all’anno, contro i 228 del Sud, evidenziando una differenza di 27 giorni in favore degli occupati del Nord.
Questa disparità è spiegata da due principali ragioni: una diffusa economia sommersa al Sud e un mercato del lavoro caratterizzato da precarietà, con un’alta incidenza di part-time involontario e occupazioni stagionali nel settore ricettivo e agricolo, che abbassano la media delle ore lavorate.
I lavoratori più assidui in Lecco, Biella e Vicenza
Le province con il maggior numero medio di giornate lavorate nel 2023 sono Lecco (264,9 giorni), seguita da Biella (264,3) e Vicenza (263,5). Foggia si posiziona in fondo alla lista con 213,5 giorni, insieme a Trapani (213,3), Rimini (212,5), Nuoro (205,2) e Vibo Valentia (193,3). La media italiana è di 246,1 giorni.
Maggiore lavoro, maggiore retribuzione
Nelle zone con un numero più elevato di ore lavorate, anche la produttività tende a essere maggiore e gli stipendi più alti. Nel 2023, la retribuzione media giornaliera è stata di 104 euro lordi al Nord e di 77 euro al Sud, con una differenza del 35%. La produttività al Nord supera quella del Sud del 34%. Le differenze salariali nel settore privato sono una problematica storica, ulteriormente accentuata dagli ultimi decenni, poiché molte multinazionali e aziende di grandi dimensioni si trovano prevalentemente al Nord.
Le retribuzioni più elevate a Milano, Monza e lungo la via Emilia
Nel 2023, Milano si è confermata la provincia con le retribuzioni medie più alte, pari a 34.343 euro. Altre province con stipendi elevati includono Monza-Brianza (28.833 euro), Parma (27.869 euro) e Modena (27.671 euro). Le retribuzioni più basse si registrano a Trapani (14.854 euro), Cosenza (14.817 euro) e Nuoro (14.676 euro), con Vibo Valentia che presenta una media di appena 13.388 euro. La media italiana è stata di 23.662 euro.
Incremento salariale tramite contrattazione decentrata
Il problema dei lavoratori poveri non risulta legato solo ai minimi retributivi, ma anche al basso numero di ore lavorate durante l’anno. È suggerito di contrastare l’abuso di contratti a tempo ridotto. Per migliorare le retribuzioni, in particolare per chi ha qualifiche professionali basse, si propone di continuare con la riduzione dell’Irpef e di favorire la contrattazione decentrata, con particolare attenzione agli obiettivi di produttività.
Contrattazione decentrata: limitata a 5,5 milioni di lavoratori
Secondo un’analisi dell’ISTAT, solo il 23,1% delle imprese con almeno 10 dipendenti nel settore privato ha un contratto decentrato. Circa il 55% dei dipendenti totali in queste imprese, che corrisponde a circa 5,5 milioni di lavoratori, è coinvolto. Tuttavia, non tutti i lavoratori di queste aziende possono essere considerati coperti dalla contrattazione decentrata.