News

Fermato il transito dei bus elettrici in “Strada Parco”.

Roma, 29 mag. – “Una riforma bloccata e sganciata dalla realtà”. Si fa riferimento alla nuova riforma della disabilità, con avvio della fase sperimentale il 1° gennaio 2025 in 9 province italiane: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste. Attualmente, il riconoscimento della disabilità avviene tramite commissioni mediche che valutano la gravità della condizione e stabiliscono l’accesso a prestazioni economiche come pensioni di invalidità civile o indennità di accompagnamento. In base al grado di invalidità riconosciuto, lo Stato fornisce sostegno economico e servizi assistenziali, oltre a agevolazioni fiscali e lavorative.

La riforma si propone come semplificazione della procedura di accertamento della condizione di disabilità. In passato erano previsti diversi appuntamenti medici, mentre ora si prevede una valutazione unica, la Valutazione di base. Il procedimento di valutazione avviene mediante il nuovo certificato medico introduttivo inviato da medici accreditati, evitando ulteriori richieste da parte del cittadino o di enti preposti.

La sperimentazione nelle 9 province è seguita in collaborazione con l’Inps. Tuttavia, ci si rende conto che quella che è stata presentata come una semplificazione non sta offrendo i benefici attesi. L’approccio attuale sta creando problemi significativi per i cittadini più fragili e per i medici coinvolti.

Esiste una perplessità riguardo all’utilità della sperimentazione, soprattutto dato il ritardo nell’emanazione dei regolamenti necessari. Il procedimento sanitario di accertamento rimane sostanzialmente invariato. L’Inps, in questa situazione di vuoto normativo, si trova a operare di fronte a incertezze e a dover preparare il personale sanitario e le strutture necessarie per le visite.

Si è osservata anche una diminuzione delle richieste di valutazione della disabilità. I ritardi accumulati con la nuova procedura ostacolano l’accesso ai diritti per le persone vulnerabili. La sperimentazione attuale sembra rendere il sistema meno efficiente, aumentando il carico di lavoro per i medici, che si trovano a gestire pratiche complesse, generando costi aggiuntivi per i cittadini e allungando i tempi.

Nel corso delle settimane sono stati apportati correttivi, grazie anche alle segnalazioni. Una criticità è legata ai dati socio-economici necessari per il buon esito delle pratiche: su 36 mila certificati ricevuti, solo 12 mila contenevano dati fondamentali. La maggior parte delle persone ha richiesto assistenza a un Patronato, nonostante il loro ruolo sia stato marginalizzato dalla riforma. In molti casi, chi ha proceduto autonomamente ha presentato domande incomplete.

Si solleva l’opportunità di modificare la norma che prevede che il certificato medico introduttivo avvii direttamente il procedimento amministrativo, richiedendo il ripristino della richiesta amministrativa da parte del cittadino, eventualmente supportata dal Patronato, per tutelare adeguatamente i diritti delle persone con disabilità.


Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio