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Ex Ilva in cassa integrazione quasi 4mila lavoratori.

È stata richiesta la cassa integrazione per quasi 4mila lavoratori a causa del sequestro dell’Altoforno 1 nello stabilimento di Taranto, in seguito a un incendio avvenuto il 7 maggio. Questo blocco produttivo ha comportato un dimezzamento dell’attività, con conseguenze significative sull’occupazione.

La domanda di cassa integrazione straordinaria riguarda 3.926 addetti in Italia, di cui 3.538 a Taranto. Gli altri lavoratori interessati si trovano a Genova (178), Novi Ligure (165) e Racconigi (45). La decisione arriva mentre sono in corso trattative per il futuro della fabbrica, in un contesto in cui si denuncia l’assenza di un piano chiaro per la ripartenza.

Quasi 4mila lavoratori in cassa integrazione

La richiesta di cassa integrazione segue l’incidente all’Altoforno 1, sotto sequestro. Lo stabilimento di Taranto, già in amministrazione straordinaria, opera ora con produzione ridotta. Dei 3.926 lavoratori coinvolti, più del 90% è impiegato nello stabilimento pugliese.

Fiom-Cgil ha lamentato la mancanza di un piano industriale efficace: “I lavoratori subiscono le conseguenze dell’incapacità di garantire sicurezza e investimenti per la decarbonizzazione”. Inoltre, è stata evidenziata l’assenza di una strategia per la ripresa, sottolineando come la cassa integrazione non rappresenti una soluzione a lungo termine.

Critiche alla situazione attuale

La risposta alla richiesta di cassa integrazione da parte di Fiom-Cgil è stata tempestiva. Il sindacato ha denunciato non solo l’assenza di un piano credibile per rilanciare lo stabilimento, ma ha anche espresso preoccupazione per le conseguenze occupazionali. Secondo il sindacato, questa situazione rappresenta un ulteriore peso per i lavoratori, già provati da anni di incertezze e ristrutturazioni. È stato affermato che è necessaria una pianificazione seria, con risorse e investimenti concreti.

Incertezze sul futuro degli impianti

Alla crisi occupazionale si aggiunge l’incertezza relativa al processo di cessione degli impianti. La situazione è definita critica e il governo, insieme ai commissari, sta valutando l’impatto del sequestro sul bando per la vendita. La struttura dell’altoforno è stata definita come compromessa.

Inoltre, la riduzione della capacità produttiva colpisce anche altri stabilimenti a Genova, Novi Ligure e Racconigi, dove circa 400 addetti sono interessati dalla cassa integrazione. I sindacati annunciano mobilitazioni per richiedere chiarezza su tutele salariali, sicurezza degli impianti e investimenti.


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