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Due al Resegone, una in Valtorta.

La montagna, per quanto affascinante e generosa, a volte mostra il suo volto più severo

Una giornata tragica, che resta impressa nella memoria e riporta l’attenzione su una dura verità: la montagna, nonostante il suo fascino, può essere severa. In questo giorno, si sono registrate tre tragedie in poche ore.

Due escursionisti sono morti sul monte Resegone, simbolo delle Prealpi lecchesi. Il primo incidente è avvenuto attorno a mezzogiorno. Un uomo di 43 anni, originario di Treviglio, è precipitato in un canale mentre camminava con il suo cane lungo un sentiero. Un altro escursionista ha dato l’allarme, ma i soccorsi, giunti tempestivamente, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Il cane, miracolosamente illeso, è stato recuperato vivo.

Nel pomeriggio, un secondo incidente mortale si è verificato sempre sul Resegone. Poco prima delle 16.30, un altro escursionista, un turista straniero, ha perso la vita precipitando nel Canale di Valnegra. Era in compagnia del figlio e di un amico quando, in un tratto esposto, ha probabilmente perso l’equilibrio ed è caduto per circa cento metri. Anche in questo caso, i soccorsi arrivati non hanno potuto salvare l’uomo. Il figlio e l’amico, sotto shock, sono stati accompagnati a Lecco per ricevere assistenza.

Un terzo incidente mortale è avvenuto in Val d’Ancogno, nel territorio di Valtorta. Un uomo di 77 anni ha perso la vita durante un’escursione. Stava camminando con la moglie e un gruppo di amici quando è scivolato lungo un tratto impervio del sentiero. L’intervento dei soccorsi è stato purtroppo vano.

Tre vite spezzate, tre famiglie distrutte, tre comunità in lutto. È questo il bilancio di una sola giornata di primavera in montagna. Le condizioni meteorologiche erano favorevoli, ma questa apparente tranquillità può indurre a sottovalutare i pericoli.

Ogni escursione, anche la più breve, comporta rischi. È importante ricordarlo, specialmente alla luce di questi eventi. La montagna richiede rispetto, preparazione e consapevolezza dei propri limiti. Non si tratta di allarmismo, ma di responsabilità.

Il Soccorso Alpino e le forze dell’ordine lo sanno bene e oggi si sono trovati ad operare per recuperare corpi, un compito sempre difficile per chi mette cuore e competenza al servizio degli altri.


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