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Delitto di Garlasco: incompetenza o colpa?

La scena del delitto è stata compromessa da indiscriminati accessi, con la ricerca di un colpevole a tutti i costi e personaggi in cerca di notorietà, ma la verità sembra irraggiungibile. Si sottolinea che le indagini iniziali sono state condotte in modo superficiale: “Dopo il ritrovamento del corpo, è entrata chiunque nella villetta… quella scena è stata inquinata… un concentrato di incompetenza che ha reso impossibile una condanna in queste condizioni”.

Critiche vengono rivolte a tutti i protagonisti del caso, sia nel settore giudiziario che in quello della comunicazione: “Ci sono magistrati che approfittano per costruirsi carriere, avvocati in cerca di visibilità, consulenti ben retribuiti per le loro perizie e media pronti a cavalcare storie popolari. E poi c’è il pubblico che non riesco a scusare”. Si riflette inoltre sul concetto di verità: “Quale verità? A meno che qualcuno non confessi, non ci sarà mai chiarezza su questa e altre storie”.

Si ipotizza una possibile riapertura di un processo simile a quello di Stasi, ma si evidenzia che, se anche un individuo venisse assolto, nulla cambierebbe per lui: “Nessuno pagherà mai per l’ennesimo errore giudiziario”. Viene citata una frase di un professore di procedura penale: un’accusa penale è come una grave malattia che devasta la vita e le finanze, rendendo impossibile una vita regolare. È necessaria una maggiore responsabilità da parte di chi opera nel sistema giudiziario.


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