Deceduta strangolata con foglie in bocca.
Il cadavere di Chamila Wijesuriya è stato trovato con delle foglie in bocca. Secondo gli investigatori, il gesto sarebbe stato compiuto da Emanuele De Maria nell’ambito di un «rituale». Una messa in scena che aggiunge orrore all’omicidio avvenuto a Milano tra il 9 e l’11 maggio 2025.
Il marito di Chamila ha dichiarato: «Una madre splendida, non mi do pace. Perché un assassino lavorava in hotel?» Chamila, 50 anni, lavorava come barista all’hotel Berna di Milano e aveva conosciuto De Maria, un detenuto autorizzato a lavorare esternamente nella struttura. Dai primi risultati dell’autopsia risulta che la donna sarebbe morta soffocata, strangolata a mani nude da De Maria. Le ferite da taglio alla gola e le lesioni sui polsi non sarebbero state fatali, ma potrebbero essere state infitte dopo la morte. Il cadavere è stato scoperto nel Parco Nord di Milano, con foglie in bocca, un dettaglio che ha portato gli investigatori a ipotizzare un rituale da parte dell’assassino. Si stanno esaminando similitudini con un precedente femminicidio commesso da De Maria nel 2016.
Le accuse pregresse
Após aver ucciso Chamila, De Maria avrebbe tentato di assassinare un collega accoltellandolo. In un’escalation di violenza e disperazione, si è tolto la vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo di Milano. Il 35enne era stato ammesso al lavoro esterno nonostante i precedenti penali. Gli investigatori stanno valutando se siano state compiute valutazioni superficiali nel suo percorso carcerario.
«Gli esami tossicologici richiederanno più tempo e dovranno stabilire se De Maria avesse assunto droghe nei giorni in cui ha commesso i reati», hanno dichiarato fonti vicine all’inchiesta.
La testimonianza della collega: “Era ossessivo”
Nel corso delle indagini, una collega di Chamila ha riferito che De Maria mostrava un comportamento ossessivo nei confronti della donna, minacciandola e chiedendole soldi. Chamila viveva nel terrore per la sua vita, temendo di essere uccisa. Questi episodi, tuttavia, non erano conosciuti al datore di lavoro, il quale avrebbe dovuto trasmetterli al carcere. Si indaga anche su eventuali negligenze da parte di psicologi ed educatori del penitenziario.
Il passato di De Maria
Il caso sta attirando l’attenzione su tutto l’iter giudiziario e penitenziario di Emanuele De Maria, con l’obiettivo di verificare se ci siano stati errori nel sistema di monitoraggio dei detenuti. Mentre si attende l’esito completo dell’autopsia e degli esami tossicologici, resta una scena del crimine raccapricciante: Chamila strangolata, con foglie in bocca, un’indicazione inquietante delle intenzioni del suo assassino.