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Dall’intronizzazione alla prima Messa di Leone XIV: simboli e significati.

Papa Montini fu l’ultimo a indossare la corona d’oro, poi papa Luciani nei suoi 33 giorni decise di eliminare l’incoronazione.

ROMA – Una volta si diceva «intronizzazione», ora è la Messa di inizio pontificato: quella di domenica 18 alle 10 in piazza San Pietro sarà una cerimonia solenne, davanti a molti potenti della Terra. Gli ultimi ad aver confermato la loro presenza sono la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il principe Edoardo d’Inghilterra. Saranno presenti 200 delegazioni straniere, fra cui i reali di Spagna, il vicepresidente Usa Vance, il presidente argentino Milei e quello israeliano Herzog. Dovrebbe esserci anche il presidente ucraino Zelensky che, a suo dire, «probabilmente» vedrà Papa Leone XIV.

Sarà un rito imponente, carico di simboli e significati che affonda le radici negli oltre 2 mila anni di storia della Chiesa. Il Papa è in un certo senso ancora un re: per questo si parla di «intronizzazione». Il primo Papa a essere incoronato fu Niccolò I nell’858, l’ultimo, nel 1963, Paolo VI: la cerimonia consisteva, oltre che nell’assunzione del potere e dell’autorità pontificia, nell’indossare la tiara papale, nota anche come «triregno». 

Era una corona d’oro, con immagini sacre e pietre preziose, formata da tre corone sovrapposte, a simboleggiare il triplice potere spirituale, temporale e supremo. Poco dopo la sua elezione, papa Montini decise di non indossarla più, i tempi erano cambiati: tanto che fece vendere la sua e diede il ricavato alle missioni. Ma non ne vietò l’uso per i suoi successori: nessuno l’ha più indossata. Tutti ormai portano la più semplice mitria, ma è ancora nello stemma pontificio e in teoria un prossimo pontefice potrebbe decidere di portarla.

Fu papa Luciani, diventato per soli 33 giorni Giovanni Paolo I, a decidere di eliminare l’incoronazione: al suo posto sarebbe stata celebrata una messa solenne, come fu fatto anche per Wojtyla. Quest’ultimo fece preparare una bozza con nuove norme che nel 2005, con lievi modifiche nel 2013, furono pubblicate in un libro liturgico ufficiale. Un rituale quindi permanente, che comprende tre momenti fondamentali: la consegna del Pallio e dell’Anello del Pescatore e l’obbedienza dei cardinali, oltre alla maestosa processione iniziale in basilica coi cardinali.

Il pallio è una striscia di lana bianca posta dal Protodiacono sulle spalle del Pontefice. Come nei secoli passati, viene tessuto dalle monache benedettine di Santa Cecilia a Trastevere. La lana è quella di due agnelli dei frati trappisti, benedetti il 21 gennaio, festa di Sant’Agnese, e allevati con cura fino a Pasqua. Quelli per gli arcivescovi vengono posati sulla tomba di San Pietro fino al 29 giugno, festa di san Pietro e Paolo, quando vengono benedetti dal Papa. Il pallio papale, che ha 5 croci rosse ricamate, è un simbolo della sua missione pastorale e la comunione con la Chiesa universale: la lana ricorda la pecorella smarrita che il Buon Pastore ritrova e riporta all’ovile.

L’anello del Pescatore, consegnato dal Decano, rappresenta il legame con Pietro, a cui Gesù disse «Ti farò pescatore di uomini» e la missione apostolica del Papa. Nei tempi antichi il Pontefice lo usava come sigillo per i documenti; ora resta come simbolo, che viene annullato o rotto dal Camerlengo alla sua morte.

E poi il rito dell’omaggio dei cardinali, che sottolinea l’universalità della Chiesa e il legame tra il Papa e i porporati. Con papa Ratzinger è stato spostato all’inizio della Messa per distinguere meglio i momenti liturgici. Un Papa è tale anche perché è vescovo di Roma. Deve ufficialmente prendere possesso della «Cathedra» romana in San Giovanni in Laterano, cosa che Leone farà domenica 25 alle 17 nell’Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista e Evangelista, detta «Omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput».


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