Da Prevost ad Aveline, tutti i nomi.
C’è una maggioranza silenziosa al Conclave, che non si è espressa nei gruppi di pressione e non ha avuto voce sui media. Si tratta di una settantina di porporati provenienti da Asia, Africa e Oceania. Anche se non basta per eleggere un Papa, rappresentano un punto di vista che merita attenzione.
Nel periodo precedente al Conclave, i nomi in discussione rimangono costanti, con alcune nuove entrate e profili già noti. Il Cardinale Pietro Parolin, nonostante le riserve sulla gestione della Segreteria di Stato, è uno dei favoriti. Molti voti nella prima votazione potrebbero convergere su di lui.
Tra i candidati che conoscono i problemi della gente figura il Cardinale Cristobal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat, e il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, apprezzato per il suo equilibrio nonostante la giovane età.
Coloro che cercano non un Francesco II, ma un secondo Francesco, puntano sul Cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, pur con la limitazione della lingua italiana. Un altro nome da considerare è il Cardinale Robert Francis Prevost, degli Stati Uniti, conosciuto per il suo background missionario.
Il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, potrebbe riemergere come possibile candidato, specialmente se i voti africani dovessero convergere su di lui. Un’altra possibilità è rappresentata dal Cardinale Luis Antonio Tagle, filippino, noto per le sue doti pastorali.
Tra le nuove entrate, il Cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest, emerge come possibile candidato di un “grande centro”, grazie al suo lavoro al Congresso Eucaristico di Budapest del 2021. Un nome meno noto ma potenzialmente interessante è Ángel Fernandez Artime, ex Rettor Maggiore dei Salesiani.
Il Cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, è visto come un kingmaker dai porporati africani e potrebbe influenzare la direzione delle votazioni in caso di stallo.