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Crisi nella giunta del leghista Fedriga per il terzo mandato.

Lasciano esponenti del Carroccio e quelli di Forza Italia per il ricorso dell’esecutivo e le accuse di FdI. Il governatore del Friuli-Venezia Giulia si è preso 48 ore di riflessione: domani incontrerà Meloni.

Colpo di scena. A meno di 24 ore dall’atteso impallinamento in Consiglio dei ministri del terzo mandato per i governatori delle Regioni autonome, in Friuli-Venezia Giulia gli assessori della Lega, della lista Fedriga e di Forza Italia hanno restituito le deleghe. Il governatore Massimiliano Fedriga si è preso 48 ore di riflessione, in attesa di incontrare domani a Venezia la premier Giorgia Meloni.

La vicenda nasce da una polemica sull’ospedale di Pordenone, inaugurato in ampio anticipo sull’effettiva apertura. Questa situazione ha spinto il ministro Luca Ciriani di FdI, da Pordenone, a una dura intervista che è stata il casus belli. I leghisti smentiscono categorialmente, ma è difficile non vedere un nesso con la legge trentina per il terzo mandato del governatore che oggi potrebbe essere impugnata dal governo, ostacolando anche Fedriga. Inoltre, un conto alla rovescia rende la situazione ancora più avvincente.

La possibilità per il governo di impugnare la legge sul terzo mandato dei governatori delle Regioni a Statuto speciale scade proprio oggi. Da notare, il provvedimento dovrebbe essere presentato da Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. L’uomo, simbolo delle stagioni autonomistiche della Lega, si troverebbe a fronteggiare una legge di una Regione autonoma come il Trentino, proposta da un governatore leghista come Maurizio Fugatti. Tuttavia, gli alleati di governo sono contrari al terzo mandato, già respinto per le Regioni ordinarie dalla Corte costituzionale.

Forza Italia ha espresso chiaramente la sua opposizione ai «governatorati a vita». Fratelli d’Italia, ieri tramite Galeazzo Bignami, ha ribadito: «Nella proposta di legge sul premierato abbiamo introdotto il limite di due mandati e la Corte Costituzionale ha affermato che si tratta di un principio fondamentale». Dato il contesto della sentenza, «ritengo che il limite debba essere applicato in tutte le Regioni». Al contrario, Fedriga sostiene: «Le Regioni a Statuto speciale hanno un’autonomia esclusiva sulle competenze elettorali. L’autogoverno delle speciali, inclusa la loro organizzazione, è deciso dalla Regione stessa. Questa è l’interpretazione corretta della sentenza della Consulta».

L’attenzione è stata focalizzata su Roberto Calderoli. Molti si aspettano un intervento deciso del ministro. Fino a ieri, però, non si era espresso pubblicamente sull’argomento. Seppure in assenza di dichiarazioni, la situazione a Venezia, dove i governatori sono riuniti per il Festival delle Regioni, è tessuta da una tensione crescente. Calderoli ha affermato che in Consiglio dei ministri presenterà la sua «linea difensiva». Il Trentino, come tutte le Regioni a Statuto speciale, può decidere il numero dei mandati. Lo stato non può intervenire. Si percepisce un’atmosfera carica di aspettative: Fedriga, non avendo completato metà del secondo mandato, potrebbe ricandidarsi se dovesse cadere. Tuttavia, c’è chi precisa: «Solo se fosse sfiduciato».


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