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Chi lo sceglie, perché si cambia e da quando

La fumata bianca sale nel cielo di Roma, le campane suonano a festa, e milioni di fedeli attendono trepidanti l’annuncio: “Habemus Papam”. Dopo il nome dell’eletto, emerge un altro aspetto curioso: il nuovo nome pontificale. Perché un uomo, salito al soglio di Pietro, cambia nome? E come viene scelto questo appellativo che accompagnerà la sua missione universale?

Chi è il primo Papa che ha cambiato nome, quando e perché

La pratica del cambio di nome da parte dei papi non risale agli albori della Chiesa. I primi vescovi di Roma, incluso San Pietro, mantennero i loro nomi di battesimo. Il primo Pontefice a scegliere un nome diverso fu Giovanni II, nato Mercurio di Proietto, nel 533, poiché il suo nome pagano non era ritenuto adatto alla guida della cristianità.

Nei secoli successivi, la pratica divenne consuetudine. Dal X secolo in poi, ogni Papa ha scelto un nome regale e spirituale al momento dell’elezione, consolidando una tradizione inestricabile dalla figura pontificia.

La scelta del nome e i nomi più usati

La scelta del nome pontificale è profondamente personale e simbolica, spesso un omaggio a predecessori ammirati o santi ispiratori. Giovanni Paolo I, eletto nel 1978, fu il primo a unire due nomi, rendendo omaggio a Giovanni XXIII e Paolo VI. Il suo successore, Giovanni Paolo II, ne riprese il nome per sottolineare continuità e fedeltà alla visione. Papa Francesco, nel 2013, fu il primo a scegliere quel nome, ispirato a San Francesco d’Assisi, segnalando una rottura simbolica con gerarchie tradizionali e una rinnovata attenzione alla povertà, all’umiltà e all’ambiente.

Dalla nascita della Chiesa cattolica, ci sono stati 266 Pontefici, e 81 hanno portato uno dei cinque nomi più usati: Giovanni (23 papi), Gregorio (16 papi), Benedetto (16 papi), Clemente (14 papi) e Innocenzo (13 papi). Il nome Pio è stato scelto da 12 papi, l’ultimo dei quali nel 1939. Nessun papa ha scelto il nome Pietro II, in segno di rispetto verso l’apostolo fondatore. Altri nomi, come Caio o Urbano, sono caduti in disuso dopo i primi secoli.

La scelta del nome può indicare orientamenti teologici, dottrinali o geopolitici. Pio IX (1846-1878) scelse un nome legato alla fermezza dottrinale, mentre Giovanni XXIII (1958-1963) segnò un’apertura e modernizzazione con la convocazione del Concilio Vaticano II. Alcune scelte hanno rappresentato segnali forti anche a livello interno: Benedetto XVI si ricollegava a Benedetto XV, per sottolineare un ritorno alla radice spirituale della Chiesa.

Nome e numero progressivo

Ogni nuovo Papa che sceglie un nome già utilizzato assume il numero progressivo. Giovanni XXIII detiene il record, sebbene Giovanni XX non sia mai esistito poiché il numero fu saltato per errore nel Medioevo. Solo in 35 casi un papa ha scelto un nome del tutto nuovo, come Francesco o Lando, l’unico a regnare nel X secolo.

Il nome viene scelto subito dopo l’elezione, nella ‘Stanza delle Lacrime’, accanto alla Cappella Sistina. È un momento di riflessione, dove il nuovo Papa decide come desidera essere ricordato nei secoli, senza alcuna imposizione: solo coscienza e ispirazione.

Il nome pontificale non è solo una scelta anagrafica; è una dichiarazione di intenti, un legame con la storia e una bussola per il futuro. In un’istituzione millenaria come la Chiesa cattolica, il nome rappresenta il primo – e forse il più potente – atto di governo del nuovo pontefice.


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