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Andrea Ballarati, figura chiave dei remigrazionisti.

Poco più che ventenne nel 2023, un giovane stringeva amicizia con movimenti identitari olandesi, descritti come “persone fiere delle proprie origini”, allenandosi a kickboxing con loro e ripetendo slogan sui valori che li uniscono “per la sopravvivenza del popolo europeo contro la globalizzazione”. Attualmente è al centro dell’attenzione come portavoce italiano del Remigration summit, un evento organizzato da forze politiche di estrema destra, previsto per domani in una località probabilmente a Gallarate. Il giovane, studente di Economia e ex militante di una sezione giovanile di un partito politico, ha lasciato per unirsi a movimenti politici extraparlamentari. Nel 2022 è tra i fondatori di un’associazione identitaria, di cui è presidente. Sarebbe stato lui a proporre l’Italia come sede del convegno, al quale sono invitati anche esponenti di estrema destra di altri paesi europei. Il leader dell’associazione afferma di avere il supporto anonimo di alcuni politici italiani e, sebbene ufficialmente escluda la sua adesione a deportazioni di massa, richiede l’espulsione dei migranti irregolari, la revisione dei sistemi di asilo e l’introduzione di rientri volontari.

Nel suo breve percorso, il giovane si è avvicinato a un ideologo della remigrazione, militante di un partito di estrema destra austriaca, noto per i suoi legami con movimenti neonazisti. Le teorie sulla remigrazione, sostenute da questo giovane in Italia, si basano sull’idea di una minaccia di sostituzione etnica, secondo cui la civiltà occidentale sarebbe guidata verso una sostituzione con una società multietnica o di ispirazione islamica. Questa posizione mescola complottismo, reazioni xenofobe alle crisi migratorie e deriva no vax, facendo leva sul concetto di “remigrazione”, introdotto in un libro del giovane ideologo. Secondo queste tesi, ogni nazione europea dovrebbe difendere la propria “cultura dominante” dalla globalizzazione, con l’obiettivo di espellere migranti irregolari, richiedenti asilo e anche stranieri con permesso di soggiorno che non si conformano alla cultura del paese ospitante, in particolare gli stranieri islamici. Sebbene non si facciano riferimento a metodi specifici per espulsioni forzate, si ipotizza l’istituzione di “comunità parallele” per accogliere i migranti allontanati.


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