Anna Chiti era di Treviso.
Una studentessa di 17 anni, originaria di Treviso, ha perso la vita a bordo di un catamarano ormeggiato a Sant’Elena (Venezia). La ragazza è caduta in laguna dopo essersi impigliata sotto l’acqua a una cima della barca, colpendo l’elica. Era il suo primo giorno di lavoro.
I medici del Suem hanno tentato di rianimarla, inizialmente recuperandola, ma alla fine non ce l’ha fatta. I vigili del fuoco lagunari sono intervenuti rapidamente con l’elicottero Drago 160 e sommozzatori, uno dei quali è riuscito a liberarla in tempi rapidi. Purtroppo, ogni tentativo di salvataggio si è rivelato vano. Sul posto sono arrivati anche la capitaneria di porto e i carabinieri.
L’incidente
La giovane, residente a Malcontenta, era studentessa dell’Istituto nautico di Venezia. Legata a una cima dell’imbarcazione, scivolando in acqua è rimasta impigliata e ha urtato l’elica. I sommozzatori l’hanno recuperata e sono seguite lunghe manovre di rianimazione. Dopo aver lottato, la ragazza non è sopravvissuta. La dinamica dell’incidente è oggetto di indagine e il catamarano è stato posto sotto sequestro. Sono disponibili immagini delle telecamere e testimonianze di passeggeri. Si sospetta che il vento possa aver contribuito all’incidente, sospingendo la giovane durante la discesa dal natante. Secondo dati recenti, nel 2024 si sono registrati 1.482 decessi sul lavoro, con una media di oltre 4 morti al giorno, segnando un incremento del 3,3% rispetto all’anno precedente. Nel primo trimestre del 2025, si è evidenziato un incremento del +9,9% delle vittime rispetto allo stesso periodo del 2024.
I commenti
«L’accaduto è estremamente grave, ma rischia di diventare la normalità in un Paese dove le morti sul lavoro continuano a salire. I dati aumentano anno dopo anno. Nel primo trimestre del 2025 ci sono stati 5 morti di studenti in percorsi di scuola-lavoro, una situazione inaccettabile. È fondamentale migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e attuare controlli rigorosi e sanzioni per chi non rispetta le normative. Il lavoro deve essere un diritto, non deve trasformarsi in lutto per le famiglie».
«Questi dati evidenziano una realtà inaccettabile: la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro continua a mietere vittime, spesso tra i più giovani e meno tutelati. La morte di questa giovane è simbolo di un’emergenza che richiede interventi immediati. È necessario chiedere giustizia per tutte le vittime del lavoro, affinché le loro morti non diventino solo numeri nell’indifferenza».