Alessandro Biasibetti, frate domenicano, deve fornire il Dna.
Amico di Marco Poggi fin dall’asilo, cresciuto all’oratorio dove Alberto Stasi fu suo animatore. All’epoca era fidanzato con Angela Taccia, che oggi è avvocata e difende Andrea Sempio.
Degli amici di Marco Poggi, il fratello di Chiara, lui è quello di più lunga data. «Siamo cresciuti insieme. Ci conosciamo dall’asilo. Moltissime volte mi sono portato presso l’abitazione di Marco tanto da conoscere sia i genitori che la sorella Chiara, con la quale non avevo un rapporto di frequentazione attesa la differente età». È la prima vita di Alessandro Biasibetti, 36 anni, da Garlasco. All’epoca dell’omicidio di Chiara Poggi è poco più d’un ragazzo, appena diplomato al liceo classico Cairoli di Vigevano. Sono gli anni della gioventù e delle giornate in compagnia degli amici: Marco, soprattutto, e Andrea Sempio, Roberto Freddi, Mattia Capra. «Era questa la nostra comitiva». Ad unirli la comune passione per i videogames, le vacanze in Trentino con i Poggi, le canzoni di Enzo Jannacci e Giorgio Gaber ad accompagnare le ore di studio a casa. In quel periodo, Alessandro ha una relazione con Angela Taccia, che allora aveva 17 anni. Oggi, per una coincidenza, è lei a difendere insieme all’avvocato Massimo Lovati, l’amico Andrea Sempio.
Sono «cresciuto sotto il campanile del paese e in oratorio tirando calci al pallone», sintetizza nel suo breve cenno autobiografico. È la sua seconda vita, iniziata dopo aver frequentato l’università a Pavia e una lunga esperienza come educatore per la Diocesi di Vigevano. Il 12 settembre 2020, diventa fra’ Alessandro: indossa la tonaca bianca con cappa e cappuccio, per essere ordinato diacono dell’ordine domenicano il 7 dicembre a Bologna. «Sono profondamente grato al Signore, alla mia comunità religiosa e alla mia famiglia spirituale di Garlasco, che mi hanno accompagnato con preghiere e affetto». Oggi vive tra Roma e Bologna.
Da sempre, il «religioso» del gruppo, Biasibetti aveva anche un’altra peculiarità: era l’unico della compagnia di neomaggiorenni a conoscere Alberto Stasi. «Lo conosco in quanto è stato il mio animatore all’oratorio quando avevo otto-dieci anni.» In questi 18 anni d’inchieste, fra’ Alessandro ci è entrato quasi di striscio. Dopo il delitto, viene ascoltato dagli inquirenti solo una volta, un anno dopo la morte di Chiara. Si cercava di ricostruire il giro di persone che entravano nella villetta del delitto, in particolare chi arrivava in bicicletta: «Sono andato quasi sempre con la mia bicicletta. È del tipo da donna, di colore nero». Da un punto di vista investigativo, però, non può essere un sospettato: quel 13 agosto, Biasibetti era a quasi 400 chilometri di distanza.
La sua famiglia è insieme a quella dei Poggi a Falzes, in Trentino. È quasi una tradizione, a cui si sottraggono solo i figli maggiori: suo fratello in quei giorni è in Grecia, mentre Chiara preferisce restare sola a Garlasco, dove rimane anche il suo fidanzato.
Con la nuova indagine «alternativa», gli inquirenti sono tornati a bussare alla sua porta. A fra’ Alessandro hanno chiesto di raccontare, di nuovo, quella compagnia di amici che frequentava la villetta di via Pascoli,e il mese prossimo sarà convocato per un tampone biologico: il suo Dna sarà confrontato con le tracce biologiche analizzate nel maxi incidente probatorio richiesto dalla procura di Pavia.