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Tasse sulla benzina in Europa: l’Ue le mantiene.

La Commissione europea sarebbe pronta a dirottare parte degli introiti della nuova Carbon Tax, prevista per il 2027, per coprire i propri debiti, con un valore di 750 miliardi di euro.

Bruxelles intende utilizzare gran parte dei proventi delle nuove tasse comunitarie sui carburanti per auto e riscaldamento domestico, non per sostenere progetti a favore dei cittadini, ma per finanziare le proprie strutture e ripagare gli interessi sul debito accumulato, e possibilmente per spese militari. La Commissione presenterà a metà luglio una proposta per ridistribuire tra il 2028 e il 2034 i proventi della carbon tax introdotta dalla direttiva europea 2023/959 del 10 maggio 2023. Questo nuovo sistema di tassazione, noto come Ets 2, penalizzerà i combustibili per autotrazione e riscaldamento, generando oltre 700 miliardi di introiti per Bruxelles tra il 2027 e il 2035, con conseguenti aumenti dei costi per i cittadini. Ci sarebbero anche preoccupazioni riguardo a un utilizzo di circa 30 miliardi di euro all’anno per coprire il crescente fabbisogno di denaro dell’Unione.

Il meccanismo

La direttiva 2023/959 introduce una riforma significativa del sistema Ets, regolante il mercato delle emissioni di CO2. Questa si estende al trasporto via nave e prevede un nuovo mercato delle emissioni per il riscaldamento domestico e i trasporti su gomma. Le aziende petrolifere dovranno pagare per la CO2 emessa nella produzione di carburanti, ma tale costo si ripercuoterà inevitabilmente sui prezzi finali di benzina e gasolio.

Affari verdi

Il meccanismo dei crediti di CO2 si basa su aziende che investono in progetti per la salvaguardia dell’ambiente e cattura dei gas serra, guadagnando titoli che poi vendono. Questi vengono acquistati da imprese che emettono elevate quantità di CO2, permettendo loro di continuare a inquinare bilanciando le emissioni compensate.

Prezzi in decollo

Secondo l’International Energy Agency, il nuovo mercato di quote CO2 porterà a un numero notevolmente superiore di operatori, aumentando la domanda e quindi il prezzo delle azioni verdi, con un possibile costo di 200 euro per tonnellata di CO2. Ciò comporterebbe 53 centesimi per litro di gasolio e 47 centesimi per litro di benzina, insieme a un aumento del 41% delle bollette per il riscaldamento domestico.


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