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SEMANTIFORI: da luglio cambia il significato del verde.

Il colore dei semafori varia nel mondo: in alcuni luoghi, il classico verde è sostituito da un altro tono.

Il codice dei colori semaforici sembra uno dei pochi linguaggi realmente universali, comprensibile ovunque.

Rosso per fermarsi, giallo per prestare attenzione, verde per proseguire: tre toni per tre azioni diverse da osservare.

Questa convenzione, diffusa globalmente, è stata introdotta per garantire sicurezza e immediatezza nella circolazione, ispirandosi ai segnali ferroviari britannici del XIX secolo.

Il verde è spesso collegato a libertà di movimento e via libera, un colore rassicurante che mostra che la strada è sgombra.

Colori dei semafori in Giappone: la particolarità del verde

Nonostante la comune credenza, il colore dei semafori non è sempre lo stesso. In Giappone, il semaforo che indica di proseguire non è un verde brillante come in molte altre nazioni, ma presenta chiaramente una tonalità blu. Questo non è un errore, ma deriva dalla storia della lingua e della cultura giapponese.

Per capire questo aspetto, è utile tornare indietro nel tempo. Nella lingua giapponese arcaica, il termine “ao” era usato per descrivere una gamma di colori freddi, inclusi blu, grigio, nero e verde. La parola “midori”, che oggi individua il verde, è comparsa più recentemente. Fino al secondo dopoguerra, non c’era una chiara distinzione tra verde e blu nel linguaggio comune. Anche quando negli anni ’30 furono installati i primi semafori con luce verde, etichettata come “midori”, molti continuavano a chiamarla “ao”. Pertanto, si scelse di utilizzare una tonalità blu per allinearsi con questa tradizione linguistica.

Semafori blu: una peculiarità giapponese

Nel 1973, per ridurre la confusione, le autorità giapponesi stabilirono che i semafori dovessero essere ufficialmente verdi, ma era permisso che la luce potesse avere una sfumatura blu, accettabile per la popolazione.

Oggi, in molte città giapponesi, la luce semaforica “verde” sembra blu agli occhi di un osservatore occidentale. Non è un cambiamento normativo in senso stretto, ma un compromesso visivo che dimostra come lingua e cultura possano influenzare anche le norme della circolazione stradale.


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