Il primario di Piacenza e il «sistema Michieletti».
Scambi di messaggi dal reparto di un primario accusato di violenza sessuale e stalking. «Piccole e grandi violenze erano conosciute da tutti»
A Piacenza, «Tutti noi abbiamo dato per scontati atteggiamenti che sono la normalità. Gli abusi erano all’ordine del giorno. Dalle ripicche sui gruppi di lavoro e sui turni, alle mani sotto i vestiti». La consapevolezza della gravità di ciò che accadeva nella Radiologia dell’ospedale di Piacenza emerge nei messaggi scambiati da medici e infermieri. Molti sapevano, ma in tanti hanno scelto di tacere, per paura di ritorsioni.
«Il “sistema Michieletti” — si legge in un messaggio — è assodato e ognuno di noi ha accettato in silenzio piccoli o grandi abusi negli anni». Il primario era visto come un «padre-padrone» che gestiva il personale a suo piacimento, molestando infermiere e donne medico. Chi resisteva veniva «punito» con turni scomodi e ferie negate. Un «sistema» che, secondo le indagini, andava avanti da oltre 15 anni, con almeno una decina di vittime e 32 abusi documentati in 45 giorni di intercettazioni.
«Le risorse umane nel “sistema Michieletti” sono beni privati — si legge in un altro messaggio —, se sono donne l’abuso può essere anche fisico… C’è chi se ne va, ma chi resta dovrebbe affrontare tutti i mali di questo sistema».
Messaggi di indignazione confinati a scambi tra colleghi o a qualche dichiarazione sui giornali. «Si sentiva intoccabile, circondato da alcune fedelissime», racconta un’infermiera. «Che na sua stanza avvenissero incontri sessuali era più che un sospetto», spiega, evidenziando come le molestie erano spesso minimizzate.
Finora, si è esposta solo una donna. Un giovane medico ha denunciato il primario alla direzione aziendale dopo essere stata molestata, trovando supporto in un collega che bussò alla porta. Anche un’infermiera ha tentato di denunciare, ma ha poi fatto marcia indietro.
La Procura di Piacenza parla di «un clima di forte omertà» nel reparto, complicando le indagini. Qualche vittima ha negato ciò che è stato documentato nelle intercettazioni. Altre donne hanno preferito chiedere trasferimenti piuttosto che affrontare il sistema di potere del primario, che era protetto a livelli molto alti.
Il professor Michieletti non commenta, «si sente travolto e frastornato», afferma il suo legale, descrivendo la situazione attuale come un massacro mediatico. Nonostante i suoi rappresentanti legali ritengano improbabile una difesa, esprimono supporto per lui in questo momento difficile.