Samuel Oppenheimer, il consigliere del sovrano.

Nel Seicento, un fragile equilibrio tra prestigio e persecuzione caratterizzò il potere militare degli Asburgo.
In “Sfere di giustizia”, si evidenzia come il temperamento dell’ebreo della diaspora si opponga a una lettura “piagnucolosa” della propria storia, che invece è contrassegnata da innovazione, creatività intellettuale, intraprendenza mercantile e resistenza contro le avversità. Due secoli e mezzo prima, un filosofo francese spiegava il contributo degli ebrei nella trasformazione del commercio, passando da un’attività disprezzata a una professione stimata. In questo contesto, la biografia di uno di loro si sarebbero potuti narrare attraverso le lenti di diversi pensatori dell’epoca.
La diaspora è una storia di innovazione, creatività intellettuale e intraprendenza mercantile.
Un episodio finale della sua esistenza riassume il significato della sua vita. Vienna, ottobre 1700: la sua dimora, affacciata sul mercato agricolo, viene distrutta. Una folla inferocita, capeggiata da un produttore di spade e da uno spazzacamino, si era scagliata contro di lui. Le prime copie di un’opera contro gli ebrei circolavano, descrivendoli come infanticidi e infezioni ambulanti. Accusato di governare l’impero e di circolare in una carrozza lussuosa mentre gli onesti morivano di fame, la sua casa fu saccheggiata, danneggiando i suoi beni preziosi.
Fuggì attraverso una galleria progettata per tali occasioni. Dopo la ribellione, i leader dei rivoltosi furono giustiziati per ordine dell’imperatore Leopoldo I. Sebbene non si preoccupasse molto degli ebrei, il disordine non era tollerato, e la sua rilevanza era legata a un debito di duecentomila fiorini per forniture militari. Se l’imperatore voleva intraprendere guerre, il suo appoggio era imprescindibile, e i rimborsi pattuiti tardavano ad arrivare. Come oramai consuetudine, gli erano stati negati significativi rimborsi per anni. Nel suo mondo, i nemici erano ovunque, e la devastazione della sua casa era un ammonimento contro le sue ambizioni. Le sue esperienze precedenti in prigione avevano già dimostrato quanto fragile fosse la sua posizione.
La sua fine è una storia comune nella diaspora, rappresentativa di una resistenza alla sventura. Gli ebrei di corte dell’epoca barocca erano eredi di una tradizione che affonda le radici nei secoli medievali. Attraverso forti legami, riuscivano ad assicurarsi merci preziose da immettere sul mercato, guadagnando cospicui capitali. Grazie ai tassi elevati dei prestatori cristiani e alla disapprovazione della Chiesa per il prestito a interesse, avevano un vantaggio competitivo. Sapevano, tuttavia, che i rischi erano enormi, e le loro vite e proprietà avrebbero potuto essere soggette a brutali confiscazioni in qualsiasi momento. Nonostante ciò, continuavano a offrire servizi, poiché, per ogni ebreo impiccato, c’erano numerose storie di successo di banchieri diventati ricchi.
Le esigenze dei principi non erano cambiate nel tempo, ma la loro gerarchia sì. Gli Asburgo abbandonarono le crociate religiose, e la guerra tra cristiani venne sostituita da un mercantilismo armato. Tra il 1650 e il 1780, era fondamentale disporre di risorse per l’erario. L’armamento richiedeva enormi investimenti, e le strategie difensive si erano trasformate, rendendo i costi esorbitanti per le difese e per l’esercito. A fronte di crisi economiche e spese insostenibili, i consiglieri imperiale avevano pochi strumenti a disposizione e si rifugiavano nei prestatori ebrei.
Samuel O, insieme ad altri banchieri, si distinse nel supportare le campagne militari. Nel 1683, il suo denaro evitò una catastrofe quando le truppe ottomane assediarono Vienna. Pur avendo subito pubbliche umiliazioni, il suo intervento fu cruciale in momenti di crisi. L’incisore lo ritraeva come un eroe, combinando l’immagine di un rabbino e di un feldmaresciallo.
Nel 1683, il denaro ebraico impedì la catastrofe, nonostante l’umiliazione pubblica subita.
La sua capacità di mobilitare risorse era eccezionale. Coordinava il trasporto di soldati e artiglieria lungo il Danubio, garantendo rifornimenti essenziali. Tra questi, la merce più preziosa: l’avena, indispensabile per la cavalleria e il trasporto. Senza di essa, la resa diventava inevitabile.
Mobilitava flotte per trasportare soldati e artiglieria. L’avena era l’elemento cruciale.
Dopo la sua morte nel 1703, un socio di minoranza prese il suo posto, riconosciuto per la sua efficienza e lealtà. Come banchiere personale di una dinastia ungherese, si distinse per generosità e probità. Si occupò di numerose questioni importanti, mantenendo contatti con le ambasciate e gestendo debiti imperiali. La sua reputazione crebbe, diventando un simbolo di saggezza tra i potenti.
Il successore continuava a credere in un futuro per gli ebrei nonostante le difficoltà.
Malgrado le espulsioni e la violenza, continuava a proteggere gli ebrei in un periodo turbolento. Dopo che la sua comunità fu cacciata, convicendoli a tornare, costruì una sinagoga privata. Questa, danneggiata nel tempo, è diventata un luogo significativo nella storia ebraica austriaca.