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Rischio incendi con auto elettriche: ecco perché.

È tornato il tema degli incendi nelle auto elettriche dopo il rogo della nave cargo Morning Midas, affondata di recente. Da cosa è causato il fuoco nelle batterie agli ioni di litio? È vero che è più difficile estinguere questi incendi? Un esperto ci fornisce alcune risposte.

Un incendio si innesca quando «la temperatura in una cella supera un certo livello, destabilizzando i componenti chimici degli elettrodi e dell’elettrolita. Si liberano così idrogeno e ossigeno che portano alla combustione». L’incendio si diffonde riscaldando le celle adiacenti, che generano a loro volta i due elementi coinvolti nella reazione.

Il surriscaldamento di una cella innesca il processo

«È fondamentale capire perché una cella si surriscalda. Può capitare per un difetto di produzione, un sovraccarico o un danno esterno che causa un corto circuito». Tuttavia, il controllo termico delle batterie delle auto elettriche «è molto avanzato», e il monitoraggio della temperatura attraverso sensori è costante. Questo procedimento rende le batterie «più sicure, più longeve e più efficienti».

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Funzionamento di una batteria

Il monitoraggio tramite BMS permette anche di rilevare segnali premonitori di anomalie termiche, consentendo eventualmente di evacuare l’auto prima che si verifichi un incendio. Questo può risultare più complicato per le auto con motore a combustione, dove un corto circuito nell’impianto elettrico può innescare rapidamente un incendio con il carburante.

Statistiche indicano che il rischio di incendio nelle auto elettriche è «da 10 a 80 volte inferiore rispetto a quelle a combustione interna». Le auto ibride, con le loro complessità, hanno un rischio di incendio doppio rispetto alle auto a combustione.

Incendi autoalimentati e procedure di spegnimento

Gli incendi nelle auto elettriche possono autoalimentarsi e risultano «più difficili da estinguere». La sfida consiste nel «interrompere la deriva termica con abbondanti flussi d’acqua, dopo aver spento le fiamme visibili». Tuttavia, tutte le batterie sono omologate, e «i Vigili del Fuoco sono preparati per affrontare queste situazioni».

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Intervento dei vigili del fuoco su un’auto.

Le diverse chimiche delle batterie comportano rischi differenti: «No – è stato risposto – la struttura cristallina degli elettrodi litio-ferro-fosfato è più robusta, resistendo a temperature fino a 300 gradi, rispetto a batterie a base di nichel, manganese e cobalto che hanno soglie più basse.

Prospettive di miglioramento con nuove tecnologie

Le batterie a stato solido sono ancora in fase prototipale, mentre l’elettrolita ceramico di queste batterie è intrinsecamente non infiammabile, rendendole più stabili rispetto a quelle con elettroliti liquidi. Questo apre a notevoli possibilità di miglioramento sia in termini di sicurezza che di prestazioni. Anche l’uso di nuovi materiali per l’anodo, attualmente in grafite, può portare a progressi.

La ricerca si concentra anche sul separatore, che è cruciale per prevenire i cortocircuiti. Se gli ioni di litio non si depositano correttamente nell’anodo, potrebbero formare dendriti che possono perforare il separatore e innescare cortocircuiti. «Va considerato che all’interno delle celle gli elementi sono compressi in spazi sub millimetrici. È un processo estremamente complesso, difficile da realizzare su scala industriale».


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