Fate la guerra, ma lasciate in pace gli italiani.

È inquietante l’idea che la Nato possa coinvolgere l’Italia in un conflitto mondiale. Le spese per gli armamenti stanno aumentando, ma la pace non si raggiunge con la forza. Recentemente abbiamo assistito a conflitti come quello in Ucraina e in Medio Oriente. Israele combatte per la propria esistenza, attaccando per contrastare minacce nucleari. Gli atti di guerra hanno ripercussioni devastanti su anziani e bambini, costretti a nascondersi in rifugi. In Israele, la guerra è una realtà quotidiana, un virus che segna le vite delle persone.
Per noi, tuttavia, la guerra è solo un’eco del passato. Rappresenta dolore e macerie, e viene percepita attraverso racconti di disastri e fuggitivi. Attualmente, sembra che la guerra venga usata come strumento politico. Viene sfruttata per mobilitare le folle contro il governo senza una vera comprensione del suo significato. La proposta di reclutamento dei cittadini suscita preoccupazioni; molti giovani non sono pronti ad affrontare un conflitto reale.
In mancanza di adeguate risorse e motivazione, la nostra difesa è vulnerabile. Gli equipaggiamenti e i rifugi sono insufficienti, e la mentalità dei giovani è distante dall’idea di combattere per la patria. La proposta di leva obbligatoria potrebbe portare a diserzioni piuttosto che a unrafforzamento dell’esercito. Il dibattito sulla patriottismo viene frainteso, e molti non riescono nemmeno a identificare il nemico.
L’Europa, che dovrebbe dare indicazioni in merito alla difesa, non ha mostrato unità né capacità di affrontare le sfide. Durante una conferenza di primavera, è stato presentato un kit di sopravvivenza per le emergenze, contenente articoli poco più che simbolici. I conflitti globali penalizzano soprattutto i civili, i più vulnerabili in ogni guerra. Le voci di chi denuncia la brutalità dei conflitti spesso cadono nel vuoto, mentre la speranza rimane quella di evitare che gli italiani siano costretti a morire in pace.