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Mattia Ferretti diventa sindaco di Rozzano a 36 anni.

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Candidato con una lista civica di centrodestra, è stato eletto primo cittadino del Comune alle porte di Milano con il 67% dei voti: «Sono anch’io figlio di Rozzano, ma qui non c’è solo degrado»

Di padre, in figlio. Mattia Ferretti, 36 anni, imprenditore, è il nuovo sindaco di Rozzano. Ha raccolto il testimone da suo padre Gianni, sindaco della cittadina di 41 mila abitanti a sud di Milano, venuto a mancare lo scorso novembre. Ferretti, espressione di una lista civica di centrodestra, è stato eletto con il 67 per cento dei voti, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati. Ha sconfitto Leo Missi, candidato del Pd, dei Cinque Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra.

Quali le emozioni del primo giorno da sindaco?
«Sono molto felice, la vivo come una grande responsabilità. È stata anche una “mazzata emotiva”, tanta commozione. Tutto quello che ho fatto è stato per papà».

Ha preso la stessa percentuale di suo padre Gianni, al secondo mandato.
«L’ho migliorata: lui aveva preso il 64 per cento, io il 67. Questo risultato è il riflesso di ciò che lui ha lasciato, la vittoria l’ho dedicata a lui e ai miei cittadini».

Lei era assessore al bilancio da gennaio, ma non aveva una grande esperienza politica prima di candidarsi.
«Ho sempre lavorato al fianco di mio padre, ma nell’ombra. Sono stato accanto a lui nel primo mandato e anche nel secondo. Quando ho accettato la proposta di raccogliere il testimone di mio padre, ho assunto l’assessorato e ho conosciuto la macchina comunale, che già conoscevo bene».

L’hanno accusata di inesperienza?
«Ho scelto di fare una campagna senza mai rispondere ad attacchi personali».

Quando suo padre decise di scendere in politica, sapeva già di essere malato?
«Erano anni che lo era, ma la patologia era a uno stadio iniziale. Dopo la vittoria al secondo mandato, ha scoperto che avrebbe dovuto fare un percorso di cura che prevedeva il trapianto di midollo. Lui ha dato la vita per la comunità di Rozzano».

L’anno scorso fu celebre la sua strenua difesa della città dalle parole di Fedez e di altri rapper.
«Il mio più grande obiettivo è staccare da Rozzano l’etichetta di città degradata e rischiosa».

Come si fa?
«Regione Lombardia e governo ci stanno dando una grossa mano: sono in arrivo 40 milioni di euro in totale per completare la ristrutturazione del quartiere Aler, che è il nostro centro città».

Rozzano è però una zona rossa della Prefettura, l’unica nel Milanese.
«La zona rossa è uno strumento utile per le forze dell’ordine, ma il nome inganna. Alcuni cittadini mi hanno chiamato chiedendo se sarebbe arrivato l’esercito. Rozzano è una realtà non facile, ma nei media viene dipinta peggio di quello che è».

Anche i cittadini più famosi la definiscono un contesto difficile.
«È successo, ma anche io sono un “figlio di Rozzano”. Cresciuto qui, il mio obiettivo è far tornare il quartiere dei Fiori un posto così. Rozzano è meravigliosa e ne sono convinto».

A Rozzano vivono tanti ragazzi di seconda generazione, le vostre scuole sono multietniche.
«E sono scuole di eccellenza. Abbiamo laboratori di robotica ad altissimo livello. Le comunità collaborano fra loro, sgombrando il campo da possibili conflittualità».

Lei è un imprenditore, come concilierà il lavoro da sindaco con la direzione delle sue tre imprese?
«Probabilmente sì. Fare il sindaco è un impegno totalizzante. Sono felice di essere un sindaco giovane e spero di incoraggiare altri coetanei a impegnarsi in politica».

Che rapporto ha con l’opposizione?
«Sto aprendo un dialogo collaborativo. I nostri programmi su diversi punti erano simili».

Cosa farà nei primi 100 giorni?
«Lavorerò per far partire i cantieri di completamento del quartiere Aler. E continuerò ad ascoltare i cittadini: è l’insegnamento più grande che mi ha dato mio papà».


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