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Silvia Salis, sindaca di Genova: famiglia e successi.

La candidata del centrosinistra festeggia commossa: non temiamo nemmeno il voto nazionale

DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA – La conquista del Comune di Genova rappresenta un importante traguardo politico-sentimentale. A febbraio, mentre si preparava a lanciarsi nella campagna elettorale che l’ha vista prevalere contro il vicesindaco uscente, è venuto a mancare il padre, dipendente comunale e storico militante del Pci. Restituire Genova alla sinistra dopo otto anni di governo del centrodestra sarebbe stato un grande regalo. Questo spiega il motivo per cui, nonostante l’entusiasmo per la vittoria, la nuova sindaca si commuove ricordando il padre, dicendo: «È per mio padre» con la voce strozzata.

L’ex atleta abituata al lancio del martello, con dieci titoli italiani e due Olimpiadi alle spalle, ha affrontato la sfida amministrativa con determinazione. Ha puntato su uno schema chiaro: l’unità del campo progressista. «Genova e questa campagna elettorale hanno dimostrato che la destra è legittimata solo quando il campo progressista non è unito. Quando lo è, la destra perde l’unico argomento che ha», ha dichiarato.

Mentre riceve telefonate da esponenti del suo fronte, la sindaca sottolinea l’importanza del campo progressista unito: «Non abbiamo l’arroganza di dare lezioni, ma il campo unito non deve temere alcuna elezione». Con una voce determinata, ha affrontato le critiche dirette, rifiutando di scendere a un livello personale nella polemica politica.

Nella sua nuova veste di sindaca, in una Regione guidata dal centrodestra, si attende alla prova. «Mi aspetto collaborazione e rispetto», ha affermato, accennando già a passaggi di consegna con l’ex vicesindaco.

È tempo di guardare avanti, affrontando le sfide e le responsabilità che ne derivano. Ma per ora, c’è da assaporare la vittoria. Con il piccolo Eugenio, si dirige verso il municipio, accolto da applausi e canti. Genova ha sempre anticipato i cambiamenti. Sarà così anche stavolta?


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