Mister Asfalto arrestato per corruzione a Roma.
Assunzioni e mazzette a dipendenti del Campidoglio e della Regione in cambio di appalti per il rifacimento delle strade a Roma. È emersa una rete composta da almeno 15 società, tutte con prestanomi. Questa mattina, un noto imprenditore romano è stato arrestato, insieme ad altri quattro colleghi, alcuni dei quali legati da vincoli familiari. Gli appalti in questione sono sette, per un totale di circa 15 milioni di euro, coinvolgendo sia il Comune di Roma che la Regione Lazio, con opere anche in relazione al Giubileo 2025. L’operazione è stata svolta dalla Guardia di Finanza su richiesta della Procura di Roma. Le accuse principali comprendono corruzione, turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture e riciclaggio. Il numero totale degli indagati supera la decina, inclusi funzionari e dirigenti di Roma Capitale e di Astral Spa. Tra gli affidamenti contestati vi sono anche i 3,3 milioni di euro per il raddoppio di via Marco Simone, una strada importante in vista della Ryder Cup. Altri lavori sono stati effettuati in zone come viale Togliatti, viale della Serenissima e piazzale De Bosis, di fronte allo Stadio Olimpico.
GLI APPALTI PER IL GIUBILEO – Sono stati individuati circa 75 affidamenti nella Capitale, molti con ribassi del 30-40%, per un totale di quasi 100 milioni di euro. Il gruppo ha ottenuto anche una piccola parte dei fondi governativi per il Giubileo. La società La Fenice Srl ha vinto, insieme a un’altra, i bandi per il ripristino della pavimentazione su quattro banchine sul Tevere, con interventi per un valore complessivo di 2 milioni di euro, caratterizzati da ribassi che avrebbero dovuto allarmare la Regione su quanto gestito.
OLTRE L’INDAGINE – La rete societaria legata all’imprenditore si estende oltre il Comune e la Regione. Negli ultimi anni, ha vinto appalti come quello da 90 mila euro con il ministero della Difesa, e altri lavori per interventi su importanti strutture pubbliche a Roma. Nel 2017, è stato coinvolto in un’inchiesta legata a un clan di ’ndrangheta. In seguito a questo, nel 2020, l’Anac aveva segnalato anomalie riguardo a due delle società collegate, ma queste allerta non furono considerate.