Caso di Garlasco, mistero sull’impronta 33 scomparsa.
L’impronta 33 ha suscitato l’attenzione della comunità nel corso delle indagini della procura di Pavia riguardanti il caso di Garlasco. Questa impronta palmare è stata rinvenuta sul muro delle scale che conducono alla tavernetta di casa Poggi, dove nel 2007 è stato trovato il corpo di Chiara. Grazie a tecnologie moderne, è stato possibile riscontrare una corrispondenza con le impronte di Andrea Sempio, attualmente unico indagato, attraverso 15 minuzie di somiglianza. Questa impronta sarà centrale nel maxi incidente probatorio previsto per il 17 giugno. Tuttavia, come riportato, il pezzo di intonaco su cui è stata impressa l’impronta non è più disponibile negli archivi della Procura di Pavia e dei Ris di Parma.
Poiché esiste una sentenza di condanna definitiva, è probabile che quel reperto sia stato distrutto, pratica comune in situazioni simili. Senza l’impronta fisica prelevata nella casa Poggi, i periti non possono tentare di effettuare un’estrazione di Dna, complicando le indagini su quel reperto. Gli avvocati di Alberto Stasi, unico condannato, suggeriscono che la variegata colorazione dell’impronta, alla reazione con la ninidrina, potrebbe indicare la presenza di materiale organico mascherato dal reagente usato.
Attualmente, questa rappresenta l’unica prova nota della presenza di Andrea Stasi nella casa Poggi, ma non è riconducibile alla scena del delitto per l’assenza di presenza di sangue: Sempio, secondo le dichiarazioni dei suoi avvocati e di quelli della famiglia Poggi, frequentava la casa nel 2007, in qualità di amico di Marco Poggi. I due passavano il tempo a giocare con le consolle e Sempio scendeva frequentemente nella tavernetta. Un dettaglio emerso recentemente, dal momento che Sempio era stato associato principalmente a due aree specifiche della casa: la sala tv con la consolle e la camera di Chiara, dove si trovava il computer connesso a internet.
Nell’informativa dei carabinieri del 7 luglio 2020, consegnata alla Procura di Pavia, si legge che “è logico-fattuale che l’impronta sulla parete della scala appartenga all’assassino“, ma la posizione di Sempio è stata archiviata in mancanza di un collegamento diretto alla scena del delitto.
Questa affermazione costituisce una deduzione degli investigatori senza riscontro oggettivo, come evidenziato dall’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, che tramite il suo avvocato Domenico Aiello ha fatto notare di essere giunto all’archiviazione “considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica“.