Leone tende la mano ai tradizionalisti.
Una mossa significativa nella direzione dell’unità. È stata nominata una figura di rilievo per rappresentare il pontefice al Santuario di Sainte-Anne-d’Auray, in occasione del 400° anniversario delle apparizioni di Sant’Anna. Questa scelta, che prevede che il cardinale presieda le celebrazioni liturgiche, comunica un messaggio chiaro. Negli ultimi anni si era assistito a tentativi di marginalizzare i cardinali considerati “tradizionalisti” o “conservatori”. La figura in questione, riconosciuta come punto di riferimento per il cattolicesimo tradizionale, ha suscitato contrasti, in particolare con il presidente della Repubblica, che aveva mostrato riserve nei suoi confronti.
La sua visione su temi come l’accoglienza dei migranti, le ideologie di genere e la cultura contemporanea è netta e diversa da quella di molti esponenti del governo. Le tensioni avute con altri cardinali, inclusi progressisti, sono state evidenti nei confronti di tematiche ecclesiali discusse a Roma.
Questo gesto di nomina rappresenta una pacificazione che sfida categorie prestabilite. Le sue posizioni, definite forti durante il pontificato recente, non sono passate inosservate. Durante un dibattito sull’introduzione del celibato opzionale, è stato coautore di un libro controverso in cui si opponeva a modifiche alle regole del sacerdozio cattolico.
Negli anni successivi, un noto cardinale Progressista ha riflettuto sul ruolo di quel testo, suggerendo che vi fosse un tentativo di modificare alcune pratiche ecclesiali, ma l’intervento risolutivo da parte di un cardinale conservatore ha svolto un ruolo cruciale in quel contesto. L’attuale pontefice, pur non essendo tradizionalista, ha mostrato attenzione verso la necessità di unità all’interno della Chiesa.