Due mamme in campo si arrampicano sugli specchi.
È prevedibile che certe posizioni sostengano la sentenza della Corte costituzionale che riconosce a due donne il diritto di essere entrambe madri di un bambino concepito per via artificiale all’estero e nato in Italia. Un articolo recente afferma che attribuire a un bambino due mamme e nessun papà sia nel suo interesse e un dovere. È chiaro che il quotidiano in questione adotta una posizione contraria alla legge naturale, come se fosse diventato l’organo di stampa di un nuovo partito radicale.
A dimostrare l’imbarazzo della suddetta posizione basta l’articolo di un giornalista che ha analizzato il tema. Mentre si suggerisce una lettura di quell’articolo, è possibile fare altre considerazioni, iniziando dalla fine dell’articolo in questione e da una citazione apparentemente secondaria.
La tesi centrale di chi ha scritto l’articolo è che, comunque sia stato concepito o partorito, quando un bambino è nato, va giuridicamente protetto affinché la sua crescita possa avvenire in modo naturale. Per sostenere questa tesi, viene citato un passaggio di Kant, il quale sostiene che mai si deve trattare un simile come mezzo, ma sempre come fine. Una volta che il bambino c’è, è un fine e va considerato tale.
Tuttavia, Kant non ammette la conoscibilità di alcun fine e non riconosce l’esistenza di una “natura” definita. La sua morale e diritto si basano sulla legge della coscienza, senza riferimento a un ordine naturale. La ben nota distinzione tra bene e dovere emerge qui in modo chiaro. Citando Kant, chi ha scritto l’articolo ha evidenziato i propri errori di impostazione.
Il bambino, come evidenziato da un altro commentatore, non è stato trattato come un fine, ma come un mezzo. Un mezzo per le due donne che hanno soddisfatto un desiderio di maternità “intenzionale”. Ogni bambino ha il diritto di venire al mondo “umanamente” e va considerato un bene, non la soddisfazione di un’intenzione. Inoltre, il bambino è stato considerato anche un mezzo per chi auspica la riconoscibilità di diritti legati a coppie omosessuali, sebbene il successo attuale sia limitato al riconoscimento di una fecondazione artificiale effettuata all’estero.
Il fine deve essere espressione di inclinazioni naturali, altrimenti non può essere considerato un fine ma solo un desiderio. Quel bambino è stato strumentalizzato. È evidente che il quotidiano ha accettato questa interpretazione, riconoscendo quindi che il bambino è stato usato come uno strumento.
Chi ha scritto l’articolo ignora due aspetti fondamentali. Il primo riguarda l’apertura alla futura riconoscibilità della filiazione per via artificiale delle coppie omosessuali, almeno per quelle femminili. Sebbene la legge attuale lo vieti, la sentenza potrebbe pave la strada a futuri cambiamenti. Altro aspetto è la manipolazione della Costituzione, utilizzata nella sentenza per giustificare la “maternità intenzionale”. È opportuno ampliare il discorso oltre il quotidiano, poiché le critiche a questa sentenza spesso si sono fermate ai confini della Costituzione senza andare ai suoi fondamenti. Senza un riferimento a un ordine naturale, la Costituzione rischia di diventare un artificio suscettibile di revisioni e manipolazioni.