Automotive

Northvolt chiude, impatto negativo sulle batterie auto in Europa.

L’industria automotive europea si appresta a chiudere un capitolo importante, con l’imminente chiusura di un’azienda originariamente prevista per avere un ruolo cruciale nel programma di elettrificazione del mercato delle auto e nella creazione di una filiera per supportare i costruttori. Northvolt, già in procedura di fallimento, si prepara a interrompere le operazioni.

L’azienda svedese, specializzata nella produzione di batterie per auto elettriche, non ha raggiunto i suoi obiettivi e interromperà presto la produzione nel suo stabilimento principale di Skelleftea. Questo porterà a licenziamenti e alla cessazione definitiva di un progetto che mirava a creare un produttore europeo di batterie competitivo rispetto a quelli cinesi. Di seguito, una panoramica sul futuro di Northvolt.

Interruzione della produzione

L’assenza di nuovi clienti e la forte concorrenza dei produttori cinesi hanno reso insostenibile la continuazione delle attività. Pertanto, sono iniziate le procedure per una graduale riduzione della produzione, con un fermo definitivo previsto entro il 30 giugno. La procedura di fallimento ha già comportato il licenziamento di oltre la metà dei lavoratori, su una forza lavoro di circa 5.000 unità al momento dell’annuncio. Con l’imminente interruzione delle attività, ci si aspetta ulteriori licenziamenti. Nel frattempo, il mercato delle batterie per auto elettriche rimane dominato dalla Cina.

Fine delle batterie europee?

Northvolt mirava a posizionarsi come attore chiave nel mercato europeo delle auto, fornendo ai produttori locali l’accesso a batterie a costi competitivi con quelli dei produttori cinesi. Tuttavia, il progetto ha incontrato diverse difficoltà. Fondata nel 2016, Northvolt ha subito una rapida crescita grazie a investimenti significativi, ma non è mai riuscita a raggiungere i target produttivi necessari per garantire la sostenibilità dell’attività nel lungo termine. Oltre alla perdita di clienti, l’azienda ha affrontato problemi di produzione e alti costi di gestione, rendendo impraticabile il proseguimento delle operazioni. Attualmente, non ci sono investitori disponibili per sostenere o rilevare le attività dell’azienda in fase di fallimento.


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