Lombardia e Veneto ignorano decreto sulle liste d’attesa.
La legge introdotta un anno fa per ridurre le liste d’attesa nella sanità non ha portato i risultati sperati. Recentemente, il governo ha annunciato un intervento per affrontare le inadempienze, ma si è giunti a un accordo con le Regioni sul necessario decreto attuativo solo dopo un lungo e acceso confronto. È emersa la necessità di parametri chiari per la cessazione dei poteri sostitutivi del governo, poiché le Regioni sono preoccupate di rimanere bloccate in commissariamenti prolungati che non risolvono i problemi. L’attuale situazione ha portato molti cittadini a rinunciare a curarsi, mentre coloro che possono permetterselo si rivolgono a prestazioni a pagamento. Questo accade anche nelle Regioni del Nord, dove la gestione della sanità è segnata da una forte conflittualità. Si segnala una mancata volontà di far rispettare la legge da parte dei direttori generali delle aziende sanitarie, riguardo soprattutto ai Livelli essenziali di assistenza (LEA), che devono garantire tempi entro cui le prestazioni devono essere erogate.
Molti cittadini, trovandosi di fronte a disponibilità ridotte, si rivolgono a Sportelli per la Salute, una risposta della società civile alle inefficienze del servizio pubblico. Alcuni di questi Sportelli sono stati creati da cittadini come un modo per forzare il sistema sanitario a rispettare i tempi stabiliti per le prestazioni. Tuttavia, è comune ricevere risposte insoddisfacenti dalle strutture sanitarie, con episodi di violazioni delle normative vigenti. Chi fa ricorso, spesso, non ottiene risposte adeguate dalla sanità pubblica, e le segnalazioni a livello regionale aumentano costantemente. Quando nemmeno le istituzioni preposte riescono a risolvere le inadempienze, è necessario coinvolgere ulteriori enti di controllo.
Ci sono casi in cui le richieste vengono respinte con motivazioni che non seguono le disposizioni nazionali, creando confusione e difficoltà per i cittadini. Inoltre, l’attuale governatore ha recentemente ratificato un protocollo di collaborazione con le forze di controllo, suscitando interrogativi, dato che gran parte dei dirigenti è di nomina politica. Le strutture sanitarie private, nel frattempo, tendono a evitare di prendersi carico dei pazienti, aggravando ulteriormente la situazione. La mancanza di continuità nelle cure porta molti utenti a rivolgersi ad altre strutture, spesso rinunciando alla qualità delle prestazioni.
In altre regioni, come il Veneto, si riscontrano problemi simili, con pratiche burocratiche che complicano ulteriormente l’accesso alle cure. Fonti locali segnalano un notevole abbattimento delle prestazioni erogate nei tempi normativi, con un crescente numero di cittadini che rinunciano a ricevere cure necessarie. Le carenze di organico, con migliaia di medici e infermieri assenti, amplificano la crisi. Paradossalmente, l’Italia spende meno della media Ocse per la sanità, riducendo così le risorse disponibili per i servizi. Questo scenario solleva interrogativi sulla volontà di rispettare le leggi esistenti e garantire i diritti costituzionali dei cittadini.