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Ponte sullo Stretto, deroga ai controlli bocciata.

Si è generata tensione tra la Lega e il Quirinale riguardo al decreto Infrastrutture approvato lunedì in Consiglio dei ministri. Dalla Gazzetta ufficiale risulta che, su richiesta del capo dello Stato, è stata eliminata la norma che avrebbe trasferito i controlli antimafia sul ponte sullo Stretto alla Struttura per la prevenzione presso il Ministero dell’Interno. Questa scelta è stata presentata in conferenza stampa come un modo per rafforzare la sorveglianza contro le infiltrazioni, evidenziando l’impegno del Ministero dell’Interno su ogni azione di prevenzione. Tuttavia, la Presidenza della Repubblica ha interpretato diversamente la situazione, sostenendo che la procedura proposta dal governo riduce i controlli, giustificabile solo in casi di emergenza e non per un’opera infrastrutturale strategica come il ponte di Messina. Di conseguenza, è arrivato lo stop alla norma.

Il veto ha suscitato malcontento nel ministro delle Infrastrutture, che ha richiesto di reinserire nel decreto la norma eliminata, insinuando che l’intervento del Quirinale possa aver indebolito la sorveglianza antimafia. Il Ministero ha sottolineato la necessità di integrazioni per garantire legalità e trasparenza, vista l’importanza dell’opera e il coinvolgimento delle imprese e dei lavoratori. Questa posizione potrebbe generare sviluppi in Parlamento, dove si prevede che la norma cancellata venga riproposta come emendamento durante la discussione sul ddl di conversione.

Dal Colle, però, non si intende accettare accuse di fornire assist alla criminalità organizzata. L’Ufficio stampa ha risposto, precisando che la norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo inviato preventivamente al Quirinale e che è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio. Inoltre, si sottolinea che la legislazione vigente prevede già norme antimafia rigorose per opere di questa natura. La norma proposta avrebbe previsto una procedura speciale adottata solo in casi di emergenza o eventi straordinari e non sarebbe risultata più severa delle normative ordinarie, anzi, avrebbe autorizzato deroghe a norme del Codice antimafia che non sono consentite per le opere strategiche.

In risposta ai media, il ministro dell’Interno ha affermato che la prevenzione sull’antimafia è sempre stata un interesse collettivo. Nel frattempo, il ministro delle Infrastrutture ha insistito sulla necessità di garantire rigorosità e trasparenza, richiedendo maggiori poteri ai suoi uffici per controllare le infiltrazioni. Ha espresso l’importanza di una vigilanza totale, soprattutto considerando che nel progetto del ponte di Messina sono coinvolti oltre centomila posti di lavoro e migliaia di imprese.


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