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Garlasco, la verità sul delitto di Chiara Poggi.

L’assassino di Chiara Poggi si ferma sulla soglia delle scale della cantina dopo aver compiuto l’atto, senza calpestare i gradini insanguinati. La villetta di via Pascoli a Garlasco restituisce la dinamica di quanto accaduto la mattina del 13 agosto 2007. Questi eventi hanno portato a una condanna a 16 anni di carcere per l’allora fidanzato Alberto Stasi, e ora si cerca di capire se e come il nuovo indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, possa essere legato alla scena del crimine.

Il biglietto da visita del killer

Il killer lascia un’impronta di ‘scarpe a pallini’ – marca Frau numero 42 – e si muove in casa come qualcuno che conosce bene quegli spazi. Chiara, aprendo la porta, non ha il tempo di reagire: “Aveva così fiducia da non fare nulla, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica e senza pietà”. Viene colpita a pochi passi dall’ingresso, batte la testa, e poi l’assassino la solleva e la getta sulle scale che portano in cantina, senza scendere nemmeno un gradino: il sangue resta sull’uscio, dove finisce il cotto e inizia il marmo.

Le tracce sul pigiama di Chiara Poggi

Il killer si muove deciso verso il bagno, poi nella saletta e infine in cucina. Il corpo di Chiara scivola lungo la scala ripida, fermandosi con la testa sul nono gradino, visibile da un lato. Sulla maglia rosa del pigiama ci sono quattro tracce dei polpastrelli insanguinati dell’assassino e un frammento di impronta palmare. Queste impronte non sono mai state analizzate, poiché il corpo è stato girato e la maglia è arrivata al medico legale intrisa di sangue.

La foto di Chiara mostra come sia stata afferrata per “scaraventarla” in fondo alla scala e come l’assassino si sia “sporcato le mani”, necessitando di lavarsele in bagno. Manca anche qualche asciugamano in casa Poggi e sul dispenser portasapone restano due impronte: sono di Alberto Stasi, su un oggetto toccato per ultimo dall’assassino. Sul tappetino dove ha sostato il killer c’è l’impronta della scarpa ‘a pallini’, un numero che Stasi può indossare, a differenza di Andrea Sempio, che ha il numero 44. C’è solo un’impronta della mano destra sulla parete delle scale che portano in cantina, gradini che l’assassino non calpesta.

Il ragazzo descritto come perbene uccide Chiara Poggi, diventata una presenza pericolosa da eliminare. Viene uccisa dall’uomo di cui si fidava e, dopo aver preso la vita di Chiara, riesce a mantenere il controllo della situazione, comportandosi come se nulla fosse accaduto. La sua condotta non è stata collaborativa, ma piuttosto fuorviante, cercando di allontanare i sospetti dalla sua persona e sviare le indagini fin dall’inizio, ipotizzando un incidente domestico. Non fornisce sempre tutte le informazioni necessarie agli inquirenti, riuscendo così a rallentare le indagini a proprio vantaggio.


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