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Nuove regole per contratti ricercatori e Abilitazione scientifica.

Due contratti più flessibili per chi comincia la carriera. Cambiano le regole di reclutamento e arriva la valutazione per associati e ordinari.

Primo sì in commissione al Senato alla riforma dei contratti di ricerca. È stato approvato un emendamento al ddl Pnrr che modifica il contratto di ricerca introdotto tre anni fa per garantire maggiore stabilità e continuità alla carriera dei ricercatori. Il sistema Pnrr, sottofinanziato e costoso, rischiava di ridurre il numero di assunzioni senza ulteriori investimenti. Il contratto di ricerca del 2022 ha mostrato criticità, come la riduzione del numero di contratti attivabili a parità di risorse, specialmente per gruppi più piccoli o periferici, oltre a una certa rigidità che limita l’autonomia del ricercatore. Per questo motivo, si è cercato di affiancare al contratto di ricerca due nuovi strumenti più flessibili, ma dotati di garanzie: l’incarico post-doc e l’incarico di ricerca. I sindacati e l’associazione dei dottorandi di ricerca si sono opposti, ritenendolo un passo indietro.

I voti ai prof

Non è questa l’unica novità per il mondo universitario. Il governo ha proposto un disegno di legge per valutare i nuovi docenti universitari ogni due anni, con i risultati che incideranno sui fondi destinati agli atenei. Il disegno di legge modifica l’intero sistema di reclutamento, superando l’Abilitazione scientifica nazionale. Il nuovo modello prevede l’istituzione di una piattaforma informatica, gestita dal ministero, dove i candidati possono auto dichiarare il possesso dei requisiti minimi in termini di produttività e qualificazione scientifica per partecipare ai concorsi.

Concorsi, commissioni e fondi

La selezione sarà a cura delle singole università, con commissioni a maggioranza di membri esterni. Solo un membro sarà scelto dall’ateneo; gli altri saranno selezionati tramite sorteggio tra i docenti disponibili a livello nazionale nello stesso settore scientifico-disciplinare. Il nuovo sistema sarà applicabile anche per la scelta dei ricercatori a tempo determinato. Si desidera allinearsi ai migliori standard internazionali, cercando di migliorare quegli elementi disfunzionali senza stravolgere il sistema universitario. Tuttavia, l’opposizione ha sollevato preoccupazioni sul rischio di divisione delle risorse tra atenei di serie A e di serie B, con il rischio di abbandonare alcuni atenei, specialmente quelli di provincia e del meridione.


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