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Fine vita, appello della Consulta. Scontro tra i partiti.

La Corte: agisca il Parlamento. A vuoto il comitato a Palazzo Madama: nessuna intesa su un testo base

Ieri si è verificata un’attualità emblematicamente legata al fine vita. Da un lato la Corte costituzionale che sollecita nuovamente il Parlamento a legiferare e dall’altro lo scontro interno al Comitato ristretto incaricato di elaborare un disegno di legge su questo tema.

Sono passati cinque mesi dall’insediamento del Comitato ristretto al Senato, intento a redigere un testo da presentare all’aula. Da sei anni la Corte invita il Parlamento ad approvare una legge che regoli una materia delicata e necessaria.

Fino ad oggi si è fatto riferimento alla sentenza della Corte del 2019. L’accesso al suicidio assistito è possibile quando ci sono quattro requisiti: una diagnosi infausta che prevede la morte certa, essere sottoposti a un trattamento vitale, avere sofferenze fisiche e essere capaci di decidere liberamente.

La Corte ha affermato che non è illegittimo subordinare l’aiuto al suicidio al requisito del trattamento vitale, sottolineando che questo deve essere considerato anche se rifiutato dal paziente. La Corte ha confermato, per la quarta volta, l’esigenza di una legislazione da parte del Parlamento.

Tuttavia, la via legislativa sembra sempre più complessa. I conflitti all’interno del Comitato ristretto mettono in evidenza divisioni anche nella maggioranza e nell’opposizione. Uno dei relatori al ddl aveva previsto un testo unificato che non è stato però presentato. Diversi membri del comitato hanno abbandonato i lavori, evidenziando una mancanza di accordo.

Il futuro è incerto. Alcuni membri indicano che la proposta di legge dovrebbe essere discussa a luglio, mentre altri sottolineano che rinvii potrebbero testimoniare l’incapacità della maggioranza di trovare un accordo.

In commissione sono stati presentati cinque ddl, ma solo uno ha raccolto abbastanza supporto per essere discusso in aula. Alcuni però esprimono riserve sulla possibilità di procedere senza un testo base condiviso.

La questione del fine vita è ulteriormente complicata dalle osservazioni della Corte. È emerso che nel paese non è garantito un accesso universale e equo alle cure palliative, con problemi di liste d’attesa e mancanza di personale formato.


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