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Chi spende di più e cosa realmente paghiamo

Dal 15 maggio, le accise sui carburanti sono state riallineate come previsto dalla riforma fiscale. Il risultato immediato è una variazione dei prezzi: il diesel è aumentato leggermente, mentre la benzina è diminuita di poco. Il decreto interministeriale ha stabilito le aliquote delle accise a 71,34 centesimi per litro per la benzina e 63,24 centesimi per litro per il gasolio.

Di conseguenza, l’accisa sulla benzina scende a 15 euro per mille litri, mentre quella sul gasolio aumenta di 15 euro per mille litri. Pertanto, ci saranno maggiori spese per i veicoli alimentati a diesel e riduzioni per quelli a benzina.

Le implicazioni per gli automobilisti

In Italia, ci sono circa 17 milioni di auto a benzina e 16,6 milioni a diesel. Secondo le stime, l’adeguamento delle accise costerà 364,5 milioni di euro annui ai possessori di auto diesel, con un incremento di quasi un euro per un pieno. Quest’aumento porterà a una spesa annua per il gasolio di circa 21,96 euro per chi rifornisce due volte al mese, mentre i possessori di auto a benzina beneficeranno di un risparmio totale di 374,5 milioni di euro.

Le spese coperte dalle accise

Le accise sono imposte sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo, come benzina e gasolio. Queste tasse sono state introdotte per far fronte a esigenze di cassa e nel corso degli anni sono state aggiunte per finanziare vari eventi storici e progetti.

  • Finanziamento della guerra d’Etiopia (1,90 lire);
  • Crisi di Suez del 1956 (14 lire);
  • Ricostruzione dopo il disastro del Vajont (10 lire);
  • Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (10 lire);
  • Ricostruzione dopo il terremoto del Belice (10 lire);
  • Ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (99 lire);
  • Terremoto dell’Irpinia (75 lire);
  • Missione Onu in Libano (205 lire);
  • Missione in Bosnia (22 lire);
  • Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (0,02 euro);
  • Acquisto di autobus ecologici (0,005 euro);
  • Ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila (0,0051 euro);
  • Finanziamento alla cultura (0,0071 a 0,0055 euro);
  • Crisi migratoria libica (0,04 euro);
  • Ricostruzione post alluvione in Liguria e Toscana (0,0089 euro);
  • Finanziamento del decreto “Salva Italia” (0,082 euro);
  • Ricostruzione dopo il terremoto in Emilia (0,02 euro);
  • Finanziamento del “bonus gestori” (0,005 euro);
  • Finanziamento di alcune spese del decreto “Fare nuova Sabatini”.

La questione delle accise

La permanenza di alcune accise è dovuta a quanto avvenuto negli anni passati. Nel 1995, le accise sono state consolidate in un’unica tassa e poi, con la legge di stabilità del 2013, sono diventate “tasse strutturali”. L’abolizione di alcune di esse risulta complessa e un’operazione su tutte creerebbe scompensi alle finanze statali.

Posizione in Europa

I prezzi della benzina e del diesel in Italia sono tra i più alti in Europa. Secondo stime, le tasse incidono per il 61,1% sul prezzo finale della benzina e per il 57,2% su quello del gasolio. Nel 2023, circa 38,1 miliardi di euro derivano dalle tasse sui carburanti. L’Italia si colloca al sesto posto per il gasolio più caro e al settimo per il prezzo della benzina in Europa. Considerando i listini netti, scende al 17° posto per la benzina e al 22° per il diesel.

I tagli degli ultimi anni hanno avuto un impatto limitato. Il primo intervento è avvenuto a marzo 2022 e è stato prorogato, con successive riduzioni, fino a gennaio 2023.

Nuove misure del governo

Le entrate derivanti dall’adeguamento delle aliquote saranno destinate a finanziare il “Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale”. La revisione della minore accisa sul gasolio è giustificata come “sussidio ambientalmente dannoso” secondo la normativa europea. Si prevede un allineamento delle accise nel corso di cinque anni, a partire dal 2025, in linea con il piano europeo per affrontare la crisi climatica.


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