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Il cardinale Reina su Prevost: «Papa Leone deciderà».

Il cardinale: «Mi ha colpito molto, ha equilibrio e capacità di ascolto»

Cardinal Baldassare Reina, vicario di Roma: da fuori il Conclave ha suscitato interesse da talent show. Da dentro?
«Sì, dopo la morte di Papa Francesco c’è stata un’ondata di grande attenzione mediatica. Tanti commenti, indiscrezioni, voci, molte delle quali infondate. Ho colto, in quei giorni, l’anima profonda della Chiesa nel suo mistero».

Che intende?
«La Chiesa è guidata dallo Spirito Santo. Non è un concetto astratto, ma un’azione viva di Dio che opera attraverso gli uomini, con pazienza e gradualità. Inizialmente nessuno di noi aveva idee chiare. C’era il desiderio di proseguire il cammino indicato da papa Francesco. Tuttavia, molti di noi non si conoscevano e provenivano da luoghi lontani. C’era la fatica di discernere ciò che fosse migliore per la Chiesa. Ma il processo è maturato rapidamente in un clima di serenità e unità».

Nessuna spaccatura?
«Assolutamente no. Se ci fossero state divisioni profonde non saremmo arrivati così rapidamente all’elezione di papa Leone».

Il Pontefice l’ha appena ricevuta. Cosa vi siete detti?
«È stato un incontro privato, breve ma utile: un’occasione preziosa per introdurre la complessità e la ricchezza della Diocesi di Roma».

Lo conosceva già. Cosa ne pensa?
«L’ho conosciuto in occasione di alcuni incarichi istituzionali. Mi ha colpito per il suo tratto riservato, molto delicato e attento. È un uomo di ascolto, che comunica con discrezione e profondità».

Ma non è decisionista?
«Papa Francesco gli ha affidato la guida di un dicastero rilevante, quello responsabile della scelta dei pastori per le diocesi nel mondo. Un ruolo che richiede equilibrio, capacità di ascolto e decisione ponderata. Doti che possiede pienamente».

Nelle notti prima del Conclave si avverte il peso della scelta? Si dorme?
«Nei giorni del Conclave ho riflettuto sul peso immenso che stavamo per affidare a chi sarebbe stato eletto. Durante le Congregazioni generali si è parlato di collegialità, di sinodalità. Credo che papa Leone senta questa dimensione e desideri valorizzarla. Il Papa è chiamato a decidere, ma è diverso farlo insieme agli altri. Ha questa attitudine nel cuore».

Ma la Curia non è scossa da divisioni?
«Parlerei di sensibilità diverse, piuttosto che vere divisioni. Il compito del Sommo Pontefice è quello di accoglierle e armonizzarle, trovando un equilibrio che custodisca l’unità della Chiesa».

Ci saranno retromarce sulle aperture di Bergoglio?
«È presto per dirlo. Ma ha partecipato attivamente al Sinodo e non credo avrà difficoltà a collocarsi nel solco tracciato da papa Francesco».

La politica lo tira per la casula: progressista o conservatore?
«Il Papa non è definibile con etichette. Annuncia il Vangelo, rendendolo vivo e attuale. Ha scelto il nome in riferimento a Leone XIII per richiamare le rerum novarum, le “cose nuove”. Papa Francesco ha sottolineato che difendere i poveri e la dignità umana non è comunismo, è Vangelo. Lo faceva Gesù».

Cosa farete?
«Ha indicato l’AI come una delle sfide centrali del nostro tempo. È importante comprendere gli equilibri che potrebbe alterare, il rapporto con i valori, con la coscienza. Credo che darà un insegnamento magisteriale ben definito su questo tema».

Il Papa è anche il vescovo di Roma. Che diocesi troverà?
«È Papa in quanto vescovo di Roma, responsabile della Chiesa universale. Roma è una diocesi complessa: 194 parrocchie, quasi 4 milioni di abitanti, con realtà molto diverse. È anche una Chiesa viva, generosa e ricca di umanità».


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