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Pensavo fosse un mediocre. In aula ha abbassato lo sguardo.

“Era assente, non accompagnava mai Giulia a Napoli, diceva che veniva e poi non veniva. Non sembrava uno che voleva costruire una famiglia, come sosteneva a parole. E mi sembrava manchevole di contenuti: con lui non sapevo mai di che parlare. Però, avrei detto che era un mediocre, un superficiale, ma non un violento. Era tutto concentrato sul suo lavoro vip, sosteneva che sarebbe diventato manager, ma non era vero. Mi chiedevo cosa mia sorella trovasse in lui. A oggi, non ho una risposta”.

Sono queste le parole di Chiara nei confronti di Alex, l’uomo che ha brutalmente ucciso la sorella Giulia quando erano fidanzati. Chiara, ricercatrice in Olanda a Eindhoven, ha scritto un libro ed è stata intervistata da un’importante testata. Nella lunga conversazione, ripercorre il “dopo” omicidio e come è cambiata la sua vita e quella della sua famiglia.

“Una vittima collaterale di femminicidio perde in aula”

“Io e la mia famiglia siamo stati il pensiero secondario di tutti. Una vittima collaterale di femminicidio perde ogni volta che entra in aula. Mi riferisco a questo costo emotivo, e c’è anche un costo economico. I miei stanno a Napoli, io abitavo in Finlandia, eravamo in quattro a dover convergere ogni volta a Milano: treni, voli, pasti, alberghi, avvocati, udienze spostate all’ultimo, 12 voli pagati e buttati… È stato come se dovessimo pagare per il privilegio di vedere processato l’assassino”, ha detto.

“Ha abbassato lo sguardo”

Impagnatiello pagherà un risarcimento? “Come? Da nullatenente? Ha chiesto accesso alla giustizia riparativa, ma qualsiasi tentativo sarà da noi contestato per evitare che scampi anche a un solo giorno di carcere”.

E sul processo: “Vederlo a ogni udienza a un passo da noi. Se posso fare un appello, vorrei che gli assassini non partecipassero ai processi. Come può un sistema giudiziario permettere che l’assassino sieda senza manette accanto alla famiglia della vittima? Io sono spesso entrata da un varco senza metal detector: avrei potuto anche presentarmi armata. C’è stato un momento in cui ci siamo sfiorati entrando in aula. Non ne vado fiera, ma ho passato in rassegna tutti i modi in cui avrei potuto fargli provare una piccola parte della sofferenza che ha inflitto a mia sorella. Gli ho solo rivolto uno sguardo di sfida e volevo che lui mi guardasse, ma ha tenuto gli occhi a terra”.


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