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Omicidio Fausto e Iaio: il gip di Milano riapre le indagini.

La giudice per le indagini preliminari di Milano ha accolto la richiesta della Procura e ha riaperto le indagini su Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, uccisi il 18 marzo 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo. A quarantasette anni dal duplice omicidio e a un quarto di secolo dall’ultima archiviazione, i pm possono ora svolgere nuovi approfondimenti sul caso.

L’indagine

La recente indagine si basa sulla rilettura complessiva degli atti dell’inchiesta, portando alla necessità di nuovi accertamenti. All’epoca, la pista più rilevante riguardava un’azione rivendicata dall’estrema destra eversiva. Nell’archiviazione del 2000, era stato evidenziato “significativi elementi” a carico degli indagati dell’epoca, ma rimanevano indizi.

Da quei nomi e indizi, la Procura riparte per ricostruire quanto accaduto la sera del 18 marzo 1978, quando Fausto e Iaio, entrambi di 19 anni e militanti di sinistra, furono uccisi a colpi d’arma da fuoco in via Mancinelli a Milano.

I nuovi approfondimenti hanno avuto inizio circa un anno fa e sono stati complicati dalla difficoltà di reperire materiali giudiziari dell’epoca. Tra gli oggetti cercati c’era un “berretto di lana di colore blu intriso di sangue” e otto proiettili per i quali era suggerita una “comparativa perizia”.

Inchiesta su volantino e testimoni

Gli inquirenti stanno eseguendo perizie sugli scritti dattilografici, compreso il volantino di rivendicazione dell’omicidio, e stanno ascoltando testimoni già interrogati nelle inchieste durate quasi 50 anni. La riapertura si basa su “atti documentali” e indaga sui legami con ambienti della destra eversiva.

L’indagine si focalizza su documenti e testimonianze, piuttosto che sulla possibilità che l’arma utilizzata per l’omicidio fosse legata ad altri crimini. Si cerca di fare luce sui tre ignoti che spararono, uccidendo Iaio e lasciando Fausto gravemente ferito. Un’arma fu recuperata dalla polizia dopo la fuga di uno degli attentatori.

Il giorno dopo i funerali, un volantino dell’Esercito nazionale rivoluzionario – Brigata combattente ‘Franco Anselmi’ fu trovato in una cabina telefonica a Roma, rivendicando l’omicidio dei due giovani.

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