Cuneesi a Berlino nell’estate ’90 dopo la caduta del Muro

Estate 1990, un gruppo di cuneesi si reca in vacanza a Berlino: lo stilista Osvaldo Montalbano, la professoressa Laura Silvestri, Marilena Donadio, la tedesca Nina Emke e il ferroviere Paolo Vallone, che in Germania aveva lavorato per un decennio. Poco tempo prima era caduto il muro che divideva la città e il gruppo desiderava conoscere la nuova realtà. Nella Marx-Engels Platz dell’ex Berlino Est, sulla scultura dedicata ai due teorici della rivoluzione comunista, è stata scritta la frase: «Wir sind unschuldig», ovvero «Noi siamo innocenti». Questo evidenziava che le responsabilità dei regimi comunisti autoritari e dittatoriali non erano da attribuire ai due pensatori ottocenteschi, ma a chi aveva deviato dai loro insegnamenti nelle pratiche del «socialismo reale». Questo sentimento era condiviso da molti militanti delle sinistre europee in quel periodo.
“La prossima volta andrà meglio”
Paolo Vallone fotografa il monumento e, tornato in Italia, stampa l’immagine su un poster 35×50, che avrà ampio riscontro con l’appunto: «La prossima volta andrà meglio». A 82 anni, Paolo è convinto che i regimi del «socialismo reale» abbiano deviato dai propositi rivoluzionari del movimento socialcomunista che lottava contro lo sfruttamento del proletariato. «Sono nato a Squillace in Calabria nel 1943, primogenito di cinque fratelli, nostro padre operaio. Ho frequentato le elementari e le medie a Catanzaro e poi un corso professionale da meccanico. Mi è stato proposto un lavoro alla Volkswagen in Germania. Il 15 novembre 1962 partimmo in treno per Wolfsburg raccogliendo altri migranti; in tutto due vagoni, c’era anche il fratello di un futuro calciatore. Ci sembravano carrozze simili a quelle usate vent’anni prima per trasportare prigionieri di guerra e, vicino allo stabilimento, eravamo alloggiati in baracche destinate ai prigionieri, quattro per camera con letti a castello. Lavorai per due anni alla catena di montaggio del Maggiolino Volkswagen, mi pagavano 350 marchi al mese, corrispondenti a circa 300.000 lire; la metà la spedivo a casa in Calabria, dove lo stipendio mensile di un operaio era di circa 50 mila lire. Dopo due anni mi trasferii al porto di Amburgo e, sei mesi più tardi, alla “Man” di Monaco di Baviera, ripristinando bielle di vecchi motori. Mi iscrissi al sindacato IG Metal e diventai attivista del centro migranti. Nel frattempo, vinsi un concorso per le Ferrovie Italiane, destinazione Cuneo. Nel 1972, prima di tornare in patria, con il sindacato diffondemmo un volantino sulla condizione operaia nel villaggio delle Olimpiadi di Monaco. Paolo lavorerà alla stazione ferroviaria di Cuneo fino alla pensione nel 1992, sarà attivo nel sindacato e nella galassia dei gruppi della sinistra.
“Abituato a cambiar vita”
Nel 1992, Paolo va in pensione e si sposa con Enrica Traversa, trasferendosi in Val Grana. «Mi sono abituato a cambiar vita negli anni che terminano con la cifra 2», dice sorridendo. Enrica, in pensione dal 2005, ha insegnato per anni nelle scuole elementari della Valle Grana, mantenendo la tradizione di famiglia. «Mia madre Clara, morta nel 2008, era attiva nel Partito Socialista, mentre mio padre Ugo, partigiano italiano, fu tra i fondatori del Partito Comunista a Cuneo nel dopoguerra». Una presenza significativa di sinistra in Valle Grana, dove Paolo è ormai presente da oltre trent’anni. Hanno collaborato con il Comune per la cittadinanza onoraria a diverse figure significative. Hanno anche un cane da pastore bobtail, Ziggy, e sono impegnati nell’assistenza a una colonia felina di 24 gatti, alcuni dei quali, salvati da situazioni difficili, si infilano nel pianoforte di casa, che così si è «disaccordato».



