Storia

Comunisti e dissenso ridotto a caricatura

L’ex ministro che sfoggia il suo braccialetto con la scritta siete dei poveri comunisti; un intero governo che zompetta al grido di chi non salta comunista è; la ministra dell’Università che, dal palco, ripete la massima berlusconiana al cospetto di un gruppo di studenti di medicina che osano avanzare rimostranze sulla riforma.

Ormai, dare del comunista all’avversario, a chi dissente, a chi protesta, sembra essere diventato un modo per disinnescare ogni critica.

La tecnica è collaudata. L’epiteto di comunista va spesso a braccetto con quello di fannullone, rimproverato ai sindacati che proclamano scioperi sempre di venerdì, «così da godersi il ponte».

Al di là del fatto che un sciopero si potrebbe anche convocare di martedì, la strategia comunicativa è pericolosa, perché mira a delegittimare le ragioni di chi dissente e a semplificare la protesta. Così, entrare nel merito diventa superfluo, e lo sciopero stesso viene raccontato come un momento di svago. È un diritto costituzionalmente garantito, strumento dei lavoratori per far valere le proprie ragioni, ma viene presentato come l’occasione per una gita con bandiere e cappellini. Le motivazioni di uno sciopero possono non essere condivise, ma è dovere di chi governa rispondere a chi scende in piazza, affrontando le questioni nel merito.

L’uscita della ministra è stata criticata, da destra e da sinistra. Si segnala una critica che sottolinea che ridurre qualsiasi dissenso a comunismo è un’arma potente per l’opposizione. Si cede terreno culturale, e si invia un messaggio devastante: se critichi una riforma, non sei un interlocutore, ma un nemico.

Comunista, da quando è diventato un insulto?

Un tempo, fino ai primi anni ’90, il comunista era visto come una persona onesta, che si batteva contro le ingiustizie. Rappresentava il cittadino al fianco degli ultimi, anche se con una certa moralità. Oggi, invece, il comunista è diventato una caricatura, un radical chic rancoroso, un attivista impegnato solo a essere riconosciuto come tale.

In qualche caso sarà anche vero, e ci sono colpe da espiare, ma descrivere esclusivamente in questi termini chi legittimamente e democraticamente si oppone al governo è segno di debolezza politica e mancanza di rispetto.

Sarebbe opportuno iniziare a considerare i cittadini come tali, evitando generalizzazioni e ascoltando le critiche, non solo per condividerle, ma anche per non etichettarle tutte come pretestuose e ideologiche. A partire da coloro che chiedono conto di una riforma che ha mostrato più di una falla.

(Foto copertina: ildifforme.it)


Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio