Storia

I “briganti” della prima guerra civile italiana.

La mostra “Briganti!” al Museo del Risorgimento di Torino presenta oltre 200 opere, dalle pitture ai pugnali, fotografie, manifesti e illustrazioni di luoghi significativi, insieme a postazioni interattive che ricreano visivamente un’epoca. Essa esplora il periodo tra il tardo ‘700 e il ‘900, focalizzandosi sull’Italia e il suo difficile percorso verso l’unità nazionale, che include moti, cospirazioni e battaglie. Tuttavia, una volta raggiunta l’unità, emerge la consapevolezza che è necessario formare una vera identità nazionale.

Il brigantaggio è un fenomeno che riflette una resistenza sociale e militare, radicato in un’instabilità economica, alimentata anche da interessi esterni. La repressione frequente ha portato a una guerra civile, rappresentata come la prima del suo genere in Italia, che ha visto impiegati due terzi dell’esercito nel Mezzogiorno, causando un alto numero di morti. La narrazione di questa guerra sottolinea che l’esercito, pensato per affrontare nemici esterni, viene invece utilizzato per combattere contro altri italiani, testimoniando una conflittualità interna profonda.

La storia ufficiale del Risorgimento tende a presentare una visione dicotomica, con il Mezzogiorno come mal governato e con figure come i Borbone viste in modo negativo. Questo approccio, che celebra i Savoia come portatori di progresso, ignora una parte importante del contesto storico, dimenticando che la Napoli di Ferdinando II era vista come possibile guida del riscatto nazionale. La cultura illuminista si era sviluppata anche a Napoli, mentre Torino mostrava segni di arretratezza.

In un’analisi ironica, viene notato come l’Italia abbia avuto un re che si proclamava già secondo, un simbolo dell’approccio annessionistico all’unificazione. La Costituzione italiana rimaneva simile a quella concessa dal Piemonte nel 1848, dimostrando che il Regno d’Italia non era completamente nuovo, ma un’estensione del Regno di Sardegna.

Attraverso le parole di un importante statista dell’epoca, emerge una certa avversione per l’annessione immediata del Regno di Napoli, considerata prematura. La spedizione dei Mille, pur riconosciuta, rappresentava un’idea complessa che le potenze europee consideravano rischiosa. La morte prematura di Cavour ha impedito una chiara visione su come affrontare le questioni meridionali, che richiedevano un’attenzione e un approccio più sfumato rispetto a quelli adottati dai suoi successori, che optarono per repressione e centralizzazione, con conseguenze che perdurano nel tempo.


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