Storia

Gli antichi Romani abbandonavano le persone disabili?

Come le comunità affrontavano i disastri

Un recente studio sugli scavi delle vittime del terremoto a Eraclea Sintica, nel sud-ovest della Bulgaria, suggerisce che, in tempi di crisi, i membri della comunità attuarono azioni per soccorrere le persone con disabilità. I resti di sei individui intrappolati in una cisterna durante un terremoto nel IV secolo d.C. sono stati analizzati.

Questa scoperta è significativa poiché è la prima volta che vengono rinvenute vittime di terremoto in questo sito. L’analisi antropologica ha mostrato che alcuni dei defunti presentavano malformazioni congenite. Sono stati applicati metodi di ricostruzione osteobiografica che hanno portato a conclusioni sul sesso degli individui, con la maggior parte ritenuti di sesso maschile. Due degli individui erano giovani (18-20 anni), mentre gli altri avevano tra i 25 e i 35 anni al momento della morte.

Un individuo più giovane presentava una grave patologia; un altro sembrava avere il palato fessurato. I resti di questo individuo indicano la presenza di una rara malattia genetica, la sindrome di Apert, che provoca anomalie ossee. È probabile che queste condizioni avessero effetti significativi sulla sua vita quotidiana, rendendolo dipendente dagli altri e potenzialmente oggetto di derisione per le sue differenze fisiche.

La disposizione dei resti all’interno della cisterna suggerisce che il gruppo stesse tentando di sfuggire al terremoto. Potrebbe essere che una delle vittime stesse cercando di aiutare l’individuo con disabilità a sopravvivere. Questa analisi pone interrogativi sulle percezioni moderne riguardo al trattamento delle persone con disabilità nel mondo antico.


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